Luigi Di Maio stacca l’assegno: 70mila euro a Radio Padania

L’ultimo gatto di Schrödinger in casa 5 stelle è il tema dei finanziamenti pubblici all’editoria. Il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha staccato un assegno di almeno 70mila euro per finanziare Radio Padania, che di per sé non sarebbe un problema se non fosse che è sempre Luigi Di Maio a voler dare un taglio netto ai finanziamenti pubblici a testate ed emittenti.

Luigi Di Maio, l’assegno per Radio Padania

Il Ministero dello Sviluppo Economico è in procinto di pubblicare la graduatoria provvisoria dei contributi previsti per le emittenti locali. In vetta, spunta la radio tanto cara a Matteo Salvini: Radio Padania. Per anni, il leader del carroccio è stato l’anchorman di punta dell’emittente, e ne è stato anche direttore. E adesso Radio Padania riceverà una cifra di almeno 70.000 euro, che potrebbe addirittura raddoppiare entro marzo se si dovesse procedere al ricalcolo con la ridistribuzione della quota di extragettito del canone Rai del 2017.

Finanziamenti sì, finanziamenti no: le contraddizioni

Finanziare il giornalismo, in tutte le sue forme, non è certo un problema, anzi. Il problema sta nel fatto che l’assegno per Radio Padania, cosi come gli altri previsti, arrivano direttamente dalle Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione. Proprio quello stesso fondo contro cui si sono scagliata Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Vito Crimi, che a ottobre tuonava «è con grande orgoglio che vi annunciamo che aboliremo il finanziamento pubblico ai giornali». E Dibba non era da meno: «Ai giornali vogliamo togliere tutti i finanziamenti pubblici, se vendono campano, se non vendono cambiassero mestiere». Peccato che Radio Padania abbia fatto larghissimo uso dei fondi pubblici negli anni, sopratutto quando Matteo Salvini ne era alla direzione. Nel 2016 la Corte dei Conti ha contestato contro la radio milioni di euro pubblici presi senza averne i requisiti: una media di 800.000 euro l’anno dal 2003 fino al 2015, ottenuti spacciandosi per “emittente comunitaria nazionale”, mentre il segnale arrivava solo in nove regioni. Senza contare che di quei famosi 49 milioni di rimborsi elettorali,  una parte serviva proprio a dare lo stipendio ai giornalisti.

Radio Padania Libera: la radio sul digitale

Stavolta però Radio Padania Libera, risorta sul digitale dalle ceneri delle frequenze medie, sembra aver fatto tutto bene. La sua fetta di contributo pubblico le verrà assegnata sulla base di una pianta redazionale organica, composta da 4 giornalisti assunti, uno stagista e diversi collaboratori, sulla base della piattaforma tecnica su cui trasmette e sulle 14 ore di diretta quotidiana. La radio leghista si è classificata sedicesima nella graduatoria provvisoria delle emittenti locali e quindi può accedere di diritto al finanziamento da 70.000 euro, che potrebbe addirittura raddoppiare.

(credits immagine di copertina: Facebook Radio Padania )

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