Il tentativo di Google di monopolizzare il mercato delle news e di raccomandare solo un certo tipo di contenuto

Quello che dice l'algoritmo di Google News e quello che succede nella realtà (con un esempio derivante da un autore di articoli sull'AI)

11/05/2023 di Gianmichele Laino

Pertinenza dei contenuti, evidenza, autorevolezza, attualità, località, lingua. Sono gli elementi che Google News dichiara esplicitamente nelle sue pagine di descrizione rispetto ai meccanismi di funzionamento dell’algoritmo che determina la comparsa dei contenuti editoriali nella sezione dedicata alle notizie del colosso di Mountain View. Dunque, oggi, in una giornata in cui in Italia si parla molto – ad esempio – di David di Donatello, un articolo realizzato da una testata specializzata di cinema, che sia stato pubblicato immediatamente dopo la premiazione e che contenga al suo interno tutti i dati relativi ai vari premi delle varie sezioni, con i nomi dei vincitori e che sia sufficientemente lungo e approfondito dovrebbe avere ottime probabilità di finire in evidenza su Google News e di poter essere suggerito come uno dei primi contenuti quando l’utente digita nella barra di ricerca la keyword “David di Donatello”. Spesso, tuttavia, non è così. Google sta cercando di proporre dei contenuti specifici, derivanti da specifiche fonti, all’interno dei suoi caroselli. Lo si evince sia dall’esperienza quotidiana dei gestori di notizie, sia da alcune testimonianze dirette.

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Raccomandazione Google News, come vengono suggerite le informazioni agli utenti del motore di ricerca

Teoricamente, Google mostra di avere una particolare attenzione nei confronti dell’utente, specificando che la selezione delle notizie che vengono proposte nel feed dell’utente stesso si basano su:

  • Impostazioni di Google News da parte dell’utente: con specifico riferimento alle indicazioni su interessi e fonti preferite al momento della prima fruizione del servizio;
  • Attività passate su Google: l’attività nella Ricerca Google e su YouTube dell’utente (e – dunque – i suoi interessi primari anche al di là dell’azione specifica legata all’informazione online)

Tuttavia, non c’è soltanto Google News. In alcune aree geografiche, il colosso di Mountain View ha cercato di offrire un servizio ancora più specifico e meno dipendente dal grande quantitativo di fonti di informazione che si stanno moltiplicando su internet. Stiamo parlando di Google Showcase, che impone allo stesso motore di ricerca una selezione delle fonti, tra quelle giornalisticamente più autorevoli. Poi, è lo stesso Google a fornire agli utenti un elenco di queste stesse fonti e – di conseguenza – a lasciare loro la scelta rispetto agli aggiornamenti che riceveranno.

Si tratta di azioni che, viste dall’esterno, sembrano essere a favore dell’utente e messe in pratica in base al suo specifico interesse. Invece, la realtà dei fatti indica una strada diversa.

L’esempio del giornalista Tristan Green di TNW

Tristan Green è un giornalista di TNW (The Next Web), una sezione specifica del Financial Times che si concentra sulle start-up e sulle nuove tecnologie. Come ogni giornalista della testata (ma anche di altre testate che sono particolarmente aderenti alle richieste che vengono periodicamente formulate da Google) viene presentato attraverso una biografia nella pagina “autore” dedicata alla redazione. Qualche tempo fa, in questa biografia, si esplicitava il suo essere un autore queer che si occupava di intelligenza artificiale. Digitando su Google la stringa AI queer, allora, Google News proponeva 120 risultati di cui 37 a firma di Tristan Green. Anche se pochi di questi 37 risultati avevano come focus dell’articolo il tema dei bias legati al mondo LGBTQ e all’intelligenza artificiale. Praticamente, sosteneva Green, Google News lo stava premiando su uno specifico argomento semplicemente per la sua descrizione nella mini-bio della sua pagina autore. Penalizzando, magari, altri autori che avevano invece scritto dell’argomento (ma che, al contrario, non avevano una biografia così impostata).

È facile capire, da questo esempio, quanto – per citare solo una singola casistica – Google dia molta più importanza a fattori “esterni” piuttosto che al contenuto in sé per l’indicizzazione nella sua sezione News. E in questo modo orienta e veicola la distribuzione anche di contenuti “diversi” rispetto al tema che viene evidenziato in una barra di ricerca.

Ma si tratta soltanto di uno dei tanti esempi che si possono fare. Gli accordi con alcune testate – di proprietà di grandi gruppi editoriali – determinano sicuramente una maggiore possibilità per queste ultime di comparire negli elenchi di Google News e di avere, a prescindere dal controllo sull’approfondimento del contenuto e sulla rispondenza di questo approfondimento con i desideri di ricerca dell’utente, uno spazio più ampio rispetto a testate indipendenti per cui l’accordo con Google (pure previsto dalla direttiva europea sul copyright, recepita attraverso il regolamento apposito di Agcom) è ancora un miraggio.

Se a questo si aggiunge che la personalizzazione dei contenuti di Google News – molte volte – è abbastanza complessa (spesso l’eliminazione di una fonte dall’elenco non coincide con l’effettiva scomparsa di quella stessa fonte nelle notizie proposte) e se si considera anche che non è possibile inviare delle richieste di supporto specifiche sul prodotto (si rimanda sempre ed esclusivamente ai tutorial che Google mette a disposizione pubblicamente sul proprio blog ufficiale), ecco che l’impresa di ottenere delle informazioni in più sui criteri scelti per la selezione delle notizie diventa praticamente impossibile. A chiudere, questo esempio: ecco le fonti scelte da un utente

fonti scelte google news

Ed ecco quello che viene mostrato in home page:

home page google news

Tra le fonti, era stato chiesto a Google News di rimuovere Repubblica e i servizi di Today. Che, nonostante questo, compaiono comunque in primissimo piano e in piena evidenza.

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