FB e Instagram raccolgono i dati di navigazione degli under 18 ma Meta nega di utilizzarli per gli adv

Una ricerca ha svelato come Instagram, Facebook e Messenger continuino a raccogliere dati sulla navigazione dei minori

16/11/2021 di Ilaria Roncone

L’affermazione è frutto di uno studio ma Meta, ex Facebook, ha negato la veridicità della questione. A luglio la società madre delle due piattaforme aveva annunciato agli inserzionisti che per loro sarebbe stato possibile indirizzare i giovani utenti solo in base a età, sesso e posizione ma non sui loro interessi personali. Secondo alcuni ricercatori, però, Facebook e Instagram avrebbero mantenuto attivo l’utilizzo del software – noto come API di conversione – che raccoglie i dati sulla navigazione degli under 18. Un’accusa estremamente grave, quella della raccolta dati minori Meta, che andrebbe ad aggiungersi alle tante già note frutto della divulgazione dei Facebook Papers.

LEGGI ANCHE >>> L’appello di Frances Haugen all’Ue perché faccia da apripista per la regolamentazione di Facebook

La grave accusa sulla raccolta dati minori Meta

Da Meta arriva il totale rigetto delle accuse, o meglio il fatto che quei dati vengano utilizzati per indirizzare i giovani tarando gli annunci sulle loro attività di navigazione. A segnalare la questione è stata un gruppo ambientalista dell’Australia che sta facendo ricerca per portare a una riforma delle grandi aziende tecnologiche e dell’organizzazione Fair Play, che opera per la protezione dei minori dalle azioni di marketing. Sono quarantaquattro in totale i gruppi di difesa che hanno inviato una lettera aperta a Marck Zuckerberg affinché elimini la raccolta dati utilizzata per fare «pubblicità di sorveglianza» per i giovani. Tra i firmatari ci sono 5Rights del Regno Unito e il Center for Digital Democracy Usa.

Meta ammette di raccogliere i dati ma non di usarli per personalizzare gli annunci

I risultati dello studio sono frutto della creazione di tre account falsi di minori visualizzando i dati raccolti dal software della società tramite Facebook, Messenger e Instagram (un esempio, gli utenti che hanno visitato giornali locali o siti di abbigliamento): «Facebook sta ancora utilizzando la grande quantità di dati che raccoglie sui giovani per determinare quali bambini hanno maggiori probabilità di essere vulnerabili a un dato annuncio», si legge nella lettera.

In sostanza, Facebook «può raccogliere dati da altre schede del browser e pagine che i bambini aprono, e raccogliere informazioni come i pulsanti su cui cliccano, i termini che cercano o i prodotti che acquistano o mettono nel loro carrello (‘conversioni’). Non c’è motivo di memorizzare questo tipo di dati di conversione, se non per alimentare il sistema di distribuzione degli annunci».

Meta, dal canto suo e come riporta il Guardian, ha risposto tramite un portavoce: «È sbagliato dire che perché mostriamo i dati nei nostri strumenti di trasparenza è automaticamente utilizzato per gli annunci. Non usiamo i dati dei siti web e delle app dei nostri inserzionisti e partner per personalizzare gli annunci ai minori di 18 anni – ha spiegato – La ragione per cui queste informazioni appaiono nei nostri strumenti di trasparenza è che gli adolescenti visitano siti o app che utilizzano i nostri strumenti commerciali. Vogliamo fornire trasparenza sui dati che riceviamo, anche se non vengono utilizzati per la personalizzazione degli annunci».

I dati sarebbero quindi raccolti ma non utilizzati, in seguito, per targetizzare gli annunci.

Share this article