Quanto inquina internet e quanto inquinano gli smartphone?

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Quanto impatta la nostra attività internet e quanto l'utilizzo (dalla produzione allo smaltimento) dei nostri smartphone?

Si tratta di domande che non ci facciamo mai, convinti che la nostra presenza in rete non abbia un impatto a livello ambientale. Sapete, però, che l’invio di una mail produce CO2? E che internet ha una vera e propria impronta di carbonio? O che produrre e estrarre critpovalute – coi bitcoin in prima fila – inquina? Il mondo digitale e tutto ciò che ne fa parte inquina eccome ed è opportuno – una volta compresa la cosa – capire quanto inquina internet, quanto inquina lo smartphone e quali sono le azioni che quotidianamente compiamo senza avere la minima idea dell’impatto ambientale che possono avere.



A differenza, ad esempio, della produzione di rifiuti nella vita reale – di cui tutti abbiamo consapevolezza e rispetto alla quale siamo abituati a fare la raccolta differenziata (chi più, chi meno) – di quanto inquiniamo con la nostra vita digitale spesso e volentieri non abbiamo contezza.

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Quanto inquina internet?

A quanto il web inquini ci siamo già interessati in passato facendo riferimento a un report che ha segnalato la quantità di emissioni delle aziende FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google). Risultato? Nel 2020 queste aziende hanno emesso 98,7 milioni di tonnellate di CO2 che, per avere una misura, corrispondono a più di quanto ha emesso la Repubblica Ceca e a poco meno di quanto ha emesso il Qatar.

L’emissione, poi, non arriva solo da Big Tech ma anche dai singoli utenti che – stando ogni giorno su internet per diletto o per lavoro – hanno un impatto rilevante. Le emissioni che derivano da internet sono quelle per la gestione dei datacenter, intanto, che si sommano a tutto il resto (inviare un tweet, inviare una mail, fare una ricerca su Google: tutto questo comporta emissioni).



Tra le attività in rete che inquinano maggiormente c’è il mercato dei bitcoin. La criptovaluta che più viene utilizzata nel mondo è anche, probabilmente, quella che emette più CO2. I bitcoin consumano molta energia e – secondo una stima fatta dall’Università di Cambridge e ripresa dal Post – il consumo di elettricità per i bitcoin nell’anno 2019 è stato di poco superiore a quello dell”intero Egitto e appena inferiore a quello della Polonia. Per cosa viene impiegata tutta questa energia? Per i computer che formano la blockchain, il sistema di controllo che permette di validare le transazioni in bitcoin.

E gli smartphone?

«Gli smartphone genereranno milioni di tonnellate di CO2 nel 2022 e la maggior parte delle emissioni sono legate al processo produttivo», tuttavia «i consumatori cominciano a prolungare la vita media dei loro dispositivi, anche se l’utilizzo di smartphone usati o ricondizionati è ancora contenuto»: questo il paragrafo che introduce i risultato del rapporto di Deloitte (Digital Green Evolution) con i dati più recenti a nostra disposizione.

Ci sono anche tablet, smartwatch, e-reader e console per videogames ma, alla fine della fiera, sono gli smartphone a risultare più inquinanti poiché, tra questi, sono i dispositivi più diffusi. Quale è, dunque, la stima di CO2 prodotta a livello globale nel 2022? Tutti gli smartphone del mondo avrebbero concorso – nel 2022 – all’emissione di 146 milioni di tonnellate di CO2 su 34 giga tonnellate emesse complessivamente in tutto il mondo.

Di queste emissioni, l’83% della CO2 frutto degli smartphone si può far risalire alle fasi iniziali del ciclo di vita (quindi alla produzione) con una netta riduzione dopo il primo anno di acquisto (11% del totale). La parte di inquinamento che rimane, il 5% circa, ha a che fare con l’attività di recupero e di ripristino dei dispositivi che terminano il loro ciclo di vita.

C’è poi la questione dello smaltimento dello smartphone, che deve essere fatto secondo una serie di regole che partono da un principio di ecososteniblità (il modo più semplice è quello di recarsi nei centri di raccolta RAEE o in nelle isole ecologiche).