Quanto si guardagna con i furti di rame?
30/01/2014 di Maghdi Abo Abia
Negli ultimi mesi si sono intensificate le notizie relative ai furti di rame nei cantieri, nelle aziende, negli impianti ferroviari. Secondo le forze dell’ordine il motivo è da ricercarsi nella crisi che spinge i meno esperti a rubare il prezioso metallo rosso nella speranza di poter ricavare qualche euro extra rivolgendosi poi a grossisti che a loro volta sono in contatto a soggetti della criminalità che indirizzano il prezioso metallo verso le nuove potenze economiche mondiali, India, Cina e Brasile in primis, con il risultato che oggi più che mai il business del rame rischia il tracollo.
IL RAME RUBATO A MONCALIERI – L’ultimo colpo, avvenuto ieri in Piemonte, aiuta a dare l’idea della portata di questo fenomeno. L’Eco del Chisone ci riferisce di un furto avvenuto alla stazione ferroviaria di Moncalieri dove nella notte ignoti hanno rubato 2.800 metri di cavi per un danno economico di 14 mila euro causando ritardi ai treni in circolazione nell’ordine di 15-25 minuti. E nel solo 2013 i furti di trecce di rame in Piemonte sono stati 140 per un danno di 1 milione e 300 mila euro. Il problema ha una rilevanza nazionale, come dimostra il caso di Messina dove, come spiega La Gazzetta del Sud, la notte tra il 12 ed il 13 novembre 2013 sono stati rubati 3.500 metri di cavi staccati dalla pubblica illuminazione, con il risultato che un intero rione della città è rimasto al buio, con il ladri che prendono di mira le zone più popolose contando sulla celerità della sistemazione dell’impianto da parte dell’autorità pubblica.
L’OSSERVATORIO DEL VIMINALE – Così poi si può rubare nuovamente. Un circolo vizioso dal quale non si riesce ad uscire. Tanto che la polizia ha invitato i cittadini a segnalare la presenza di persone sospette in prossimità dei punti-luce. Il ministero dell’interno, conscio del problema, ha istituito un organo deputato alla tutela del rame, sopratutto pubblico. L’osservatorio nazionale furti di rame ha il compito di monitorare la situazione attraverso la cosiddetta «sicurezza partecipata», ovvero un’azione di contrasto alla criminalità coordinato da soggetti pubblici e privati che, agendo insieme alle forze dell’ordine, aiutano a tutelare il bene sicurezza. E nel 2013 la task force voluta dal Viminale è giunta a risultati importanti che però, e lo diciamo subito, non si sono rivelati sufficienti ma che aiutano lo stesso ad inquadrare la portata del problema.
I FURTI PIÙ ECLATANTI DEL 2013 – Il 3 marzo 2013 sono stati fermati tre uomini dell’europa dell’Est con numerosi precedenti penali appartenenti ad una banda specializzata nel furto e nella ricettazione di cavi di rame. Le forze dell’ordine li hanno beccati con la macchina ancora carica di refurtiva, per un totale di 218 chili di rame diviso in 14 trecce lunghe 35 metri rubate sulla linea ferroviaria Battipaglia-Potenza, per un controvalore economico di 7.000 euro. A maggio invece sono stati fermati a Foggia due italiani sul cui furgone sono state trovate due tonnellate di rame di provenienza furtiva destinati ad una ditta locale specializzata nei rottami metallici mentre a Livorno sono state sequestrate 90 tonnellate di materiale proveniente da Libano e Ghana per un valore di 500.000 euro, destinati ad un’azienda toscana specializzata nel recupero metalli che cercava d’importare materiale dai paesi non Ocse senza rispettare l’obbligo di notifica e autorizzazione preventiva scritta previsto dalla legge.
3,5 EURO AL CHILO – Il Centro torna sulla questione legata all’ingresso di nuovi attori sul mercato nero del rame. Con una canalina si fanno 100 euro in un attimo. A rubarla ci vuole poco, a rivenderla ancora meno. Nel mercato ufficiale il prezzo del rame è di circa sette euro ma nel mondo della malavita si può arrivare a 3,5 euro al chilo. Prezzi importanti specie se rapportati con il ferro che in genere può valere anche pochi centesimi per lo stesso peso. Certo, i ladri di rame devono avere anche un po’ d’occhio altrimenti rischiano di rimanere folgorati come successo ad un rumeno che a Sulmona ha concluso così il suo tentativo di furto. Segno però che ormai il furto di cavi di rame non è più una prerogativa dei grandi gruppi criminali.
L’ANALISI DEL 2006 – La Polizia di Stato già nel 2006 provava a quantificare il valore del rame sul mercato clandestino. La fame di oro rosso porta i ladri a rubare anche i crocifissi dai cimiteri, come accaduto in Toscana e Puglia, oltre a grondaie di palazzi e di chiese. Ed oggi una tonnellata di rame può arrivare a costare anche 8000 euro. E se il materiale è di buona qualità, continua la Polizia, il suo prezzo nel mercato nero all’epoca poteva arrivare anche a 10 euro e comunque a non meno di 7. Le Ferrovie dello Stato perdevano tre milioni di euro l’anno mentre i pendolari erano costretti, allora come oggi, ad assistere a ritardi e cancellazioni. Inoltre le aziende coinvolte devono sostenere costi ulteriori per rimettere a posto i danni provocati dai ladri.