Indipendentemente dal vaccino, l’Oms dice che dalla pandemia usciremo tra due anni
Ancora una volta, il termine di confronto è con l'influenza spagnola
21/08/2020 di Gianmichele Laino
C’è sempre l’ombra dell’influenza spagnola del 1917 ad aleggiare sull’attuale pandemia da coronavirus. L’Oms, infatti, continua a prendere come modello la grande epidemia di inizio Novecento per rapportarla all’evoluzione di quella legata al Sars-Cov-2. Con i suoi 22 milioni e 700 mila contagi, la malattia Covid-19 è ancora in piena fase espansiva, ma l’Oms non può ancora dire quando finirà il coronavirus.
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Quando finirà il coronavirus, la previsione dell’Oms
O meglio, prova a prendere in considerazione i tempi impiegati dall’epidemia di spagnola per ridurre al minimo il suo impatto sulla popolazione mondiale. In quell’occasione ci vollero due anni per esaurirlo. Ma Tedros Ghebreyesus – direttore dell’Oms – riesce comunque a fare qualche distinguo.
Nel meeting odierno dell’organizzazione mondiale della sanità per fare il punto della situazione, il numero uno dell’ente più importante a livello di sanità ha affermato che, rispetto al 1916-1918, oggi la nostra società è maggiormente connessa, ha più occasioni per far entrare in contatto cittadini di Paesi diversi e distanti tra loro, ha a disposizione dei mezzi di trasporto più veloci che possono aiutare l’epidemia a viaggiare in maniera ancor più rapida.
Quando finirà il coronavirus, l’incognita vaccino
Non è detto, dunque, che i due anni siano l’orizzonte necessario all’esaurimento della pandemia da coronavirus, anche se oggi – a differenza del contesto dell’influenza spagnola – possiamo far leva su tecnologie molto più importanti. Il vaccino è in fase di sperimentazione, in alcuni Paesi è stato addirittura registrato con approvazione. Ma non è detto che funzioni o che le sue dosi siano sufficienti a coprire il fabbisogno della popolazione mondiale.
Anche se il vaccino terminerà la sua fase di sviluppo in tempi brevi, non è detto che sia l’argine ultimo per una pandemia che, a quanto pare, potrebbe far parte delle nostre vite – in forme diverse e con geolocalizzazioni differenti – almeno per un altro anno e mezzo.