Guida per non confondere la proroga dello stato d’emergenza al 31 ottobre con nuovi lockdown

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La decisione potrebbe essere comunicata nella giornata di oggi

Giuseppe Conte non ha voluto comunicare la proroga stato d’emergenza in maniera unilaterale, senza passare per il Parlamento. Per questo motivo, nel pomeriggio del 28 luglio, il presidente del Consiglio si recherà al Senato per comunicare in merito alla sua decisione di prolungare per altri tre mesi la condizione dello stato d’emergenza che era stata varata il 31 gennaio scorso e che sarebbe dovuta terminare il prossimo 31 luglio. Nel consiglio dei ministri di ieri, a quanto pare, l’indicazione del presidente del Consiglio sarebbe stata quella di proseguire con uno stato d’emergenza soft, di altri tre mesi – fino al 31 ottobre – e non fino alla fine dell’anno.



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Proroga stato d’emergenza fino al 31 ottobre, cosa vuol dire

Non ci stancheremo mai di ripetere che il nuovo stato d’emergenza non coincide con un nuovo lockdown fino al 31 ottobre, ma rappresenta invece l’occasione per utilizzare degli strumenti più snelli dal punto di vista legislativo per operare in condizioni particolarmente difficili come può essere quella di una pandemia diffusa a livello globale che in Italia ha arretrato il suo baricentro, ma che negli altri Paesi sta progredendo in maniera esponenziale.



Pertanto, sono pochi gli ambiti della vita di tutti i giorni che verrebbero interessati da una proroga dello stato d’emergenza: la possibilità di proseguire lo smartworking, la possibilità di essere raggiunti da provvedimenti più rapidi decisi dal presidente del Consiglio o dal ministero della Salute (i cosiddetti dpcm), il fatto di poter ottenere beni e servizi attraverso delle procedure di gara più elastiche e più sbrigative, la possibilità di intervenire più rapidamente nel caso dello sviluppo di nuovi focolai.

Proroga stato d’emergenza, lo smartworking

In realtà, per quanto riguarda l’ambito lavorativo, propriamente la proroga dello stato d’emergenza sarebbe indifferente, dal momento che il decreto agosto – anticipato oggi dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri – ha già previsto una estensione della misura, per tutti quelli che ne facciano richiesta, fino al 31 dicembre 2020.



Proroga stato d’emergenza e dpcm: quanti sono stati quelli emanati fino a questo momento

La proroga dello stato d’emergenza fino al 31 ottobre, invece, è necessaria all’apparato governativo per emettere provvedimenti urgenti che possano in qualche modo limitare la portata del contagio: i dpcm che sono stati utilizzati fino a questo momento sono stati 15 di cui 8 hanno perso la loro efficacia. L’ultimo dpcm risale al 14 luglio: sono degli strumenti adottati dall’esecutivo senza passare per il parlamento. Uno strumento che è stato utilizzato contemporaneamente a quello più tradizionale del decreto legge che, dopo una prima fase critica della pandemia, è tornato a essere lo strumento legislativo più utilizzato.

La protezione civile, i bandi agevolati e le zone rosse

La proroga dello stato d’emergenza permetterebbe un’azione più incisiva della protezione civile e del commissario straordinario, soprattutto per quanto riguarda le forniture (sia di presidi sanitari, se ci dovesse essere una nuova necessità, sia di materiali scolastici in vista della riapertura di settembre in condizioni senza precedenti).

Inoltre, consentirebbe anche agli enti locali di operare in maniera più rapida se dovesse esserci l’istituzione di nuove zone rosse a causa di una diffusione incontrollata del contagio. Per non parlare del fatto che, vista la situazione di crisi globale a causa del coronavirus, senza stato d’emergenza sarebbe molto più complesso vietare i voli da Paesi considerati a rischio, per proteggere i territori all’interno dei confini italiani da casi di importazione.

In ogni caso, la proroga dello stato d’emergenza – il governo ne è consapevole – potrebbe comportare un contraccolpo psicologico per la popolazione. Ecco perché il presidente del Consiglio potrà spiegare in maniera divulgativa gli effetti di questa decisione davanti alle camere, tra l’altro con la previsione di una diretta televisiva in concomitanza con il suo intervento.