Progetti Ristorativi, quando la difesa del made in Italy passa dalla tavola | VIDEO

04/12/2019 di Enzo Boldi

Avete mai mangiato una carbonara fuori dai confini italiani? Tra bacon, uova strapazzate e l’immancabile pasta scotta, a finire in padella è il Made in Italy. Il Bel Paese è famoso nel mondo per i suoi monumenti, la sua arte e – soprattutto – la sua cucina. Cucina e non cibo, perché troppe volte la stessa ars culinaria che ci ha reso e ci rende celebri nel mondo viene svilita da quell’amaro concetto chiamato ‘Italian sound’ che ammicca al tricolore, annacquandolo. Insomma, si mortificano i grandi progetti ristorativi italiani.

Progetti Ristorativi ‘contro’ l’italian sounding

Si tratta di prodotti che ricordano – per nome e assonanza – il nome originario dei nostri Doc, dop, Igp, ma realizzati senza utilizzare materie prime certificate o produzioni che non ricalcano per nulla i vari passi della filiera produttiva. Ed è su questa difesa dell’onore culinario del Made in Italy (oltre a una semplificazione di tutto la filiera ristorativa) che si sviluppa Progetti RistorativiL’azienda tutta italiana ha sede a Spinea, in provincia di Venezia, e ha creato un brand che va oltre il suo marchio. I suoi prodotti – con il core business incentrato nei preparati per i condimenti – rappresentano il punto di unione tra il come l’estero ci vede e quelli che noi italiani siamo realmente a tavola. 

Stop italian sounding. Perché, diciamolo con tanta onestà condita da un sano orgoglio patriottico: all’estero vogliono provare a imitare la nostra cucina, ma il più delle volte i risultati sono tra il fallimentare e l’offensivo. E l’idea dell’azienda di Spinea è quella di offrire a chi ha un’attività ristorativa – strizzando l’occhio alle catene che cercano una standardizzazione dell’offerta – una soluzione cotta e (quasi) mangiata.

Da Spinea per difendere il Made in Italy nel Mondo

Il core business, come detto, sono i condimenti. Grazie a Spencer and Lewis, abbiamo visitato lo stabilimento di Progetti Ristorativi a Spinea, tra cucine e laboratori in cui quotidianamente c’è un confronto diretto tra chef e vertici dell’azienda per trovare le soluzioni migliori per i propri clienti. Un’idea nata da circa un anno e mezzo, con risultati in continua crescita per via dell’esclusività dei prodotti offerti e del know how di tutte le persone incontrate tra i duemila metri quadrati dello stabilimento. Una immensa sala chirurgico-culinaria, con cucina all’avanguardia e dotate di tutti quegli strumenti che noi – popolo teledipendente appassionato di cibo – sentiamo nominare sul piccolo schermo in questa indigestione quotidiana di format a base di chef. Al freddo aspetto tecnico si unisce un calore umano che scalda anche il freddo Veneto.

Cosa fa Progetti Ristorativi? Parlare solamente di ‘condimenti’ è riduttivo. I loro prodotti sono alla base di una filiera ristorativa che fa decadere alcuni step in questa immensa scala culinaria che, varcando i confini, perde – spesso e volentieri – alcuni tasselli del Made in Italy. Sono tantissimi i ristoranti e le grandi catene che si rivolgono all’azienda di Spinea proprio per offrire ai propri clienti un piatto dal gusto veramente italiano. Detta così può sembrare una semplificazione quasi esagerata, ma chi viaggia (soprattutto all’estero) sa bene che l’italianità nel Mondo è un concetto molto vago, soprattutto in cucina.

Il team e la mission

La mission di Progetti Ristorativi – condotta da Marco Di Nicola e Laura Torchiaro, con l’aiuto dello Chef Gioacchino Palazzo e dall’occhio analitico di Giulia Succi, per un lavoro in team che coinvolge oltre trenta persone – è quella di venire incontro a questa esigenza che è sempre più un S.o.s. Fornire ai clienti dei prodotti studiati, assaggiatati e con materie prime di altissima qualità, aiuta i ristoratori ad avere una standardizzazione del proprio menu, senza stravolgimenti che, in molti casi, drammatizzano il Made in Italy a tavola.

(foto di copertina e video: Enzo Boldi / Giornalettismo)

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