Insulti sui social e in tv, Domani: «Salvini a processo per le parole su Carola Rackete»

Il provvedimento sarebbe in fase di notifica

17/01/2021 di Redazione

Potrebbe esserci, a breve, la notizia di un processo Salvini-Rackete. È questa la notizia che oggi, il quotidiano Domani, propone in prima pagina. In un articolo firmato da Alfredo Faieta, infatti, si sottolinea come al giornale risulti che la procura di Milano, attraverso il pubblico ministero Giancarla Serafini, avrebbe chiesto la citazione diretta in giudizio – senza, quindi, udienza preliminare visto che il reato contestato prevede una pena inferiore ai 4 anni – per Matteo Salvini. Sempre Domani ha sottolineato di aver contattato gli avvocati del leader della Lega che, tuttavia, aspettano di leggere eventualmente il contenuto della citazione prima di commentare.

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Processo Salvini-Rackete, le prime indiscrezioni

Ovviamente, la decisione è ancora tutta da confermare. Il quotidiano diretto da Stefano Feltri è stato molto chiaro a presentare la notizia come una indiscrezione esclusiva, ottenuta in base alla consultazioni di fonti in possesso della testata. Non è arrivata nessuna conferma ufficiale – ancora – dall’ufficio legale a cui fa riferimento Matteo Salvini. Le indagini per diffamazione si erano chiuse nel febbraio 2020.

Ma cosa si contestava a Salvini? Di certo non i primi appellativi che l’allora ministro dell’Interno (il caso di Carola Rackete si è verificato a giugno 2019) aveva rivolto all’inizio del braccio di ferro con Sea Watch 3. Dopo la forzatura del blocco da parte della capitana (nel corso della quale c’è stata molta tensione con la Guardia di Finanza), però, i toni di Salvini si erano fatti ancor più esasperati. Nelle ore dell’arresto di Carola Rackete, la capitana della Sea Watch veniva definita “delinquente” e, addirittura, il leader della Lega sottolineava come avesse “cercato di ammazzare i militari italiani”. Parole che erano state pronunciate da Salvini – ad esempio – nel corso di un comizio a Cantù, alla fine di giugno del 2019. Davanti alla popolazione locale accorsa per ascoltare le sue parole, l’allora ministro dell’Interno, con una t-shirt sportiva dell’Italia addosso, aveva detto: «Ha messo a rischio la vita dei militari italiani che stavano facendo il loro lavoro.  Questo è stato un atto di guerra», rincarando la dose e sostenendo che la capitana fosse «una criminale e i criminali devono andare in galera». Non è stata, in ogni caso, l’unica occasione in cui Matteo Salvini ha usato la giovane attivista tedesca come bersaglio delle proprie invettive.

Del resto, le accuse formulate nei confronti di Carola Rackete sono venute meno nel corso del tempo, nei primi mesi del 2020 anche la Cassazione si era pronunciata sul fatto che l’arresto nei confronti della capitana della Sea Watch 3 fosse stato illegittimo.

Il tutto ha fatto prima partire l’indagine che, come detto, si è chiusa nello scorso mese di febbraio. Nulla da fare, invece, per quanto riguarda il meccanismo dell’amplificazione delle offese sui social network: la parte dell’istigazione a delinquere da parte di Salvini, sempre secondo Domani, sarebbe stata archiviata. Ricordiamo, tuttavia, che qualsiasi post su Facebook o tweet realizzato da Matteo Salvini nei confronti di Carola Rackete (anche quelli più “innocenti”) esponevano la capitana della Sea Watch a sequele di insulti da parte di terze persone. A volte – li abbiamo letti spesso – decisamente inquietanti.

foto IPP/picture alliance

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