Il primo tweet del fondatore di Twitter venduto per 3 milioni di dollari

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A vincere l'asta è stato Sina Estavi, Ceo di Bridge Oracle

Tutto è bene quel che finisce in beneficenza. A molti potrà sembrare stonata la decisione del Ceo di Bridge Oracle – società che di blockchain – di spendere quasi 3 milioni di dollari per acquistare la proprietà del primo tweet Jack Dorsey. Ma si tratta di un gesto che, al di là dei soldi, ha una valenza molto superiore alla cifra spesa. Quei milioni di euro, al netto del 5% che spetta al sito che ha curato e ospitato l’asta avviata nel dicembre dello scorso anno, saranno devoluti interamente in beneficenza. Una storia di soldi digitali che diventano fisici per aiutare chi ha più bisogno.



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“Sto impostando il mio Twitter”, scriveva il 21 marzo del 2006 il fondatore di Twitter Jack Dorsey. Quindici anni dopo, quel tweet che ha fatto la storia dei social, è stato venduto. Almeno nella sua proprietà.



Con l’asta che si è conclusa nella giornata di ieri, Sina Estavi – amministratore delegato della società blockchain Bridge Oracle – ha acquistato il certificato digitale, approvato dalla persona – Jack Dorsey – che lo deteneva fino al momento della conclusione dell’asta.

Primo tweet Jack Dorsey venduto a 3 milioni di dollari

Il costo dell’operazione è stato tutt’altro che ridotto. L’asta, come ormai da tradizione, si è svolta attraverso la criptovaluta Ether: 1630.5825601 che equivalgono, al cambio fisico, a 2,915,835.47 dollari. Quasi tre milioni, dunque. Una cifra monstre frutto anche dell’ultimi rilancio alla sua offerta precedente che si era “fermata” a 2,5 milioni di dollari. Ora, però, questo Non-Fungible Token (Nft) è nelle mani di Sina Estavi.

Il motivo dell’ultimo rilancio, ad asta quasi scaduta, è da ricercare nell’intento benefico di questa iniziativa.

 

Come dichiarato dal fondatore di Twitter fin dall’inizio, infatti, l’intero ricavato della vendita del suo primo tweet sarà devoluto in beneficenza a GiveDirectly, che invierà i soldi direttamente alle persone in stato di povertà.

(foto: foto IPP/zumapress 2013)