Fiducia, il prof di diritto privato Conte scivola: «Terremo conto della presunzione di colpevolezza»
06/06/2018 di Gianmichele Laino

La gaffe sulla «presunzione colpevolezza» è abbastanza clamorosa, specialmente per un accademico come Giuseppe Conte. Eppure, passa inosservata o quasi nell’emiciclo di Montecitorio. I deputati delle opposizioni, infatti, erano troppo impegnati a sottolineare i passaggi politici – Conte è stato interrotto più volte nel corso del suo intervento alla Camera nella sessione che gli attribuirà la fiducia – per accorgersi degli svarioni tecnici.
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Presunzione colpevolezza, la gaffe del professor Giuseppe Conte
La rete, però, ha immediatamente sottolineato il lapsus su cui è scivolato il presidente del Consiglio. Guarda caso, proprio nel suo campo di riferimento.
Se un primo ministro, nonché docente universitario con tanto di ricco curriculum, parla di “principio costituzionale della presunzione di colpevolezza”, dite che devo preoccuparmi? pic.twitter.com/oyaO41t1t8
— Nello Scavo (@nelloscavo) 6 giugno 2018
Parlando del tema della giustizia, infatti, Giuseppe Conte ha pronunciato questa frase: «Non diciamo che la giustizia va bene. Siamo consapevoli che sulla giustizia abbiamo fatto dei passi indietro nel tempo. Oggi chi può permettersi delle difese articolate riesce a difendere le proprie ragioni. È una giustizia censitaria. Qualcosa non va bene». Ma il passaggio controverso è quello che riguarda i principi costituzionali ai quali dovrebbe ispirarsi la giustizia secondo il governo composto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega.
Presunzione colpevolezza, cosa avrebbe voluto dire Giuseppe Conte
«Nel rispetto dei principi costituzionali – presunzione della colpevolezza, diritto a un processo giusto, durata ragionevole con tutte le garanzie, funzione riabilitativa della pena – dobbiamo essere consapevoli che ci sono dei margini di intervento». Insomma, una gaffe non di poco conto. Conte ha saltato un «non» che è dirimente ai fini dell’interpretazione dell’articolo 27, co. 2 della Costituzione che afferma che «l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva». Al massimo, dunque, il principio al quale ispirarsi è quello di «non colpevolezza». Ma il professor Giuseppe Conte, arrivato al termine di un intervento fiume di quasi 45 minuti, forse si è fatto prendere dalla commozione e ha dimenticato la negazione. Errore da matita blu, in ogni caso.
FOTO: Ansa/ETTORE FERRARI