Il caso Danimarca, dove il servizio postale universale non esiste più

L'esempio è stato citato dall'amministratore delegato di Poste Italiane nella sua audizione alla Camera

01/10/2024 di Enzo Boldi

Dopo il messaggio, piuttosto diretto, inviato dall’amministratore delegato di Poste italiane, il governo può percorrere due strade (oltre alla privatizzazione): riaprire il tavolo di una trattativa per ridefinire (aumentandola) la quota di compensazione per i servizi postali universali; o aprire un nuovo bando per trovare un altro soggetto interessato alla sottoscrizione di un contratto analogo a quello in essere (fino ad aprile 2026) con Poste. Poi c’è un’ipotesi: decidere di abolire completamente i servizi postali universali. Esattamente come accaduto all’inizio dell’anno alle poste danesi.

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Proprio dal 1° gennaio di quest’anno, infatti, il governo danese ha deciso di porre fine a quei servizi diventati obsoleti a causa del digitale e che rappresentavano solamente un costo – quello di compensazione – a carico dello Stato. Dunque, si è deciso di dire basta. Niente più raccomandate e posta “tradizionale”, visto che i costi sostenuti non generavano alcun guadagno. Né per l’azienda che aveva sottoscritto il contratto (nel 2020), né per la Danimarca.

Poste danesi, dove i servizi postali universali sono aboliti

L’azienda in questione, la PostNord Denmark, ha trovato un accordo – alla fine del 2023 – con il governo danese per una transizione dolce. Dunque, l’interruzione è stata graduale, partendo dall’entrata in vigore della legge (dal 1° gennaio scorso) fino ad arrivare al completamento di tutto il processo di approvvigionamento. Tutte le lettere e i pacchi che fanno parte delle garanzie del “servizio postale universale” sono arrivati a destinazione.

La digitalizzazione, quindi, ha portato a questa decisione. D’altronde, il mercato della corrispondenza è cambiato notevolmente in tutto il mondo nel corso degli ultimi anni ed evidentemente quegli approcci del passato sono stati etichettati come obsoleti, prevedendo un maggior numero di costi rispetto ai ricavi. Soprattutto per l’azienda, ma anche per lo Stato che deve compensare le spese, come previsto dagli accordi e come previsto anche dal contratto che lega, fino al 2026, lo Stato italiano a Poste italiane.

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