Portapizze muore a Bologna. La rabbia dei rider “Nessuna fatalità, è sfruttamento”

È una tragica storia di cronaca di sfruttamento e di precarietà quella che agita i riders bolognesi che oggi scenderanno in presidio a Piazza del Nettuno a Bologna. Una storia che difficilmente raggiungerà le prime pagine dei giornali nazionali e le aperture dei maggiori siti di informazione, ma che forse come nessun’altra racconta questa porzione di presente che ci è toccato vivere e testimoniare. Un portapizze è morto ieri notte a Bologna in seguito a un incidente. L’uomo è stato investito da una volante in via del Lavoro mentre faceva una consegna. Nonostante il pronto intervento del 118 per Mario Ferrara (51 anni) non c’è stato nulla da fare. La tragedia di una vita spezzata e l’ennesima morte bianca che si aggiunge a un settore che non dà nessun tipo di garanzia e dove si corre per un salario che spesso basta appena alla sopravvivenza. Una vicenda che ha fatto scattare, immediata, la rabbia dei lavoratori.

 I riders: “l’ennesima vittima dello sfruttamento e della precarietà”

«Allo sgomento si aggiunge la rabbia per l’ennesima morte bianca in questo settore del mondo del lavoro brutalmente derogolamentato, dove i lavoratori sono costretti a sottostare a condizioni disumane che li relegano in una condizione di crescente insicurezza e mancanza di tutele sulla propria incolumita’ fisica» sottolineano i Riders che hanno convocato oggi un presidio a Piazza del Nettuno, nel capoluogo emiliano. Quel che certo è che i lavoratori non vogliono sentire parlare di “fatalità”: «Ci diranno che si tratta di una fatalità, di un caso che non costituisce una prova. Non può essere un caso che Mario sia l’ultimo di una lunga serie (Barcellona, Parigi, Pisa, Bari) di lavoratori che perdono la vita per consegnare una pizza o un panino in un contesto di peggioramento delle condizioni lavorative. Riders Union Bologna, così come le altre realtà presenti in Italia, denuncia questa situazione di degrado e di privazione di diritti e dignità dei lavoratori e delle lavoratrici da ormai anni» fanno sapere dal loro profilo Facebook. Aggiungendo un appello: «Lo ripetiamo da mesi: la parte datoriale deve ascoltarci e sedersi con le rappresentanze dei Riders autorganizzati che chiedono i giusti riconoscimenti. Non si può morire per una consegna!».

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