Ponte Morandi, la relazione dei periti: «Acciaio corroso e scarsa manutenzione»

I tre periti incaricati dal Gip hanno presentato la relazione sullo stato del Ponte Morandi per rispondere al primo incidente probatorio: dalle 72 pagine emerge una scarsa manutenzione, corrosione dei materiali e interventi insufficienti.

Ponte Morandi, la relazione dei periti: «Acciaio corroso e scarsa manutenzione

Come riportato da Ansa, la perizia evidenzia «difetti esecutivi rispetto al progetto originario e degrado e corrosione di diverse parti dovuti alla mancanza di interventi di manutenzione significativi». 

I tiranti erano talmente corrosi che il 22% delle sezioni resistenti si sarebbe ridotta anche fino al 75%. Il 19% dei cavi di acciaio risultava invece completamente corroso, mentre il 27% era ridotto al 50% e il restante 18% presentava una riduzione di sezione del 25%. È solo uno dei dettagli emersi nella relazione presentata dai tre periti sul Ponte Morandi per rispondere al quesito del primo incidente probatorio, ovvero su come si presentasse il viadotto prima del crollo del 14 agosto. Nella documentazione si parla anche della soletta della pila 9 che presentava nervature con «fenomeni di degrado localizzati».

In particolare nel reperto 132, ovvero quello che corrisponde all’ancoraggio dei tiranti sulle sommità delle antenne del lato sud del ponte dove si p verificato il primo crollo è stato individuato dai tecnici «uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri e cloruri».

Le perizie sono state stilate anche in presenza dei consulenti delle parti coinvolte, per garantire il contraddittorio. Presenti quindi sia rappresentati della Procura, che dei 73 indagati e delle parti lese, ovvero degli sfollati e dei morti conseguenti al tragico crollo dello scorso anno. Autostrade però ha ricondotto i processi di corrosione imputandoli «alle insufficienti iniezioni di cemento all’interno delle guaine di copertura dei cavi di acciaio», di fatto puntando il dito sulla costruzione e non sulla manutenzione.

Aspi ha risposto alla perizia con una nota in cui sottolinea come «la relazione dei Periti del Gip non evidenzia situazioni di degrado che possano in alcun modo essere messe in relazione con una diminuzione della capacità portante del ponte». «L’analisi delle parti crollate ancora presenti al momento dell’inizio dell’incidente probatorio» continua la nota, mette in evidenza «alcuni difetti solo localizzati, peraltro compatibili con l’epoca di costruzione» che non sono «in alcun modo connessi alla funzionalità dell’opera» e che erano «già stati rilevati dai programmi di sorveglianza e in parte già oggetto di interventi di ripristino strutturale».

(Credits immagine di copertina: ANSA/LUCA ZENNARO)

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