Ponte crollato, (potenziali) conflitti di interessi per tre tecnici nominati da Toninelli

21/08/2018 di Redazione

I tecnici che il ministro Danilo Toninelli ha nominato per indagare sul crollo del viadotto a Genova sono sospettati di conflitto di interessi per precedenti incarichi e collaborazioni con Autostrade per l’Italia o per essere stati al corrente nei mesi scorsi sullo stato del degrado del ponte Morandi. Nel mirino sono finiti tre esperti sui sei che il titolare del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti subito dopo ferragosto ha scelto come capo o membro della commissione ministeriale che dovrà valutare le cause della strage. Il presidente Roberto Ferrazza conosceva da mesi o stato di degrado della struttura crollata. C’è infatti la sua firma sul documento che dava il via libera al progetto esecutivo dei lavori al ponte pianificati da Autostrade e che segnalava «un lento trend di degrado dei cavi costituenti gli stralli», tra il 20 e il 30 per cento.

Ponte Morandi, potenziali conflitti di interessi per tre tecnici (su sei) nominati da Toninelli

Ma ad essere sospettati di conflitto di interesse sono anche Bruno Santoro e Michele Franzese, membri della commissione. Negli anni scorsi hanno avuto a che fare con Autostrade come appartenenti alla Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali, organo supervisore un tempo interno ad Anas e poi transitato nel Ministero. In particolare Santoro, tra il 2009 e il 2013, ha svolto per il concessionario dei Benetton un paio di consulenze per un compenso complessivo di 70mila euro. Lo ha raccontato L’Espresso. L’ingegnere, con altri colleghi, è nell’elenco del Mit per gli ‘Incarichi autorizzati e conferiti ai dipendenti nel corso dell’anno 2009’ per una prestazione professionale per ‘Direzione e coordinamento lavori, collaudo e manutenzione opere pubbliche’. L’incarico, terminato nel 2012, è stato retribuito al dirigente da Autostrade per l’italia con 50mila euro. E un secondo incarico spunta dalla lista delle autorizzazioni del Ministero per il 2010. Si tratta di un incarico per direzione e collaudo conclusosi nel 2013 per un compenso ulteriore di 20mila euro.

Stando a quanto riporta oggi il Fatto Quotidiano ora la commissione d’indagine del Mit rischia perfino lo stop. Ferrazza ha già manifestato la sua disponibilità a dimettersi. Mentre il ministro Toninelli ha chiesto ai vari membri informazioni sulle rispettive posizioni. Il rimpasto viene considerato quasi certo. Non è chiaro però se saranno decise sostituzioni mirate o se le nomine verranno azzerate e poi rifatte.

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit immagine: ANSA / ANGELO CARCONI)

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