Scoppia la polemica per l’incontro a Londra tra Mesut Özil e İlkay Gündoğan con il presidente turco Erdogan
15/05/2018 di Redazione
Le elezioni in Turchia sono state anticipate al 24 giugno e il presidente della Repubblica della Turchia Recep Tayyip Erdogan è impegnato in un tour elettorale internazionale per promuovere la sua immagine.
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L’incontro con la premier britannica Theresa May è stato accompagnato da quello con due calciatori di origini turche ma tedeschi di nazionalità, Mesut Özil e İlkay Gündoğan, i quali giocano in Premier League rispettivamente nell’Arsenal e nel Manchester City.
#Germany must be flipping: #Erdogan meets with #Turkish football stars playing in #England: #Özil, #Gündogan, #Tosun. #Turkey pic.twitter.com/W8KtVkqtLs
— Ali Özkök (@Ozkok_) 14 maggio 2018
Entrambi sono nati in Germania, a Gelsenkirchen, e molto probabilmente saranno convocati dal ct tedesco Joachim Löw per i mondiali di Russia 2018.
La scelta dei due giocatori non è affatto piaciuta a Berlino e dintorni. Numerosi sono state le contestazioni all’indirizzo di Özil e del suo compagno di nazionale.
In Germania, infatti, vivono molti cittadini turchi e i rapporti tra i due paesi non sono stati ottimali.
La sponsorizzazione dei due, come se già non ce ne fosse bisogno, rischia di gettare ulteriore fumo negli occhi a un elettorato che vive all’estero e che rischia di non avere il polso della situazione di ciò che sta avvenendo in Turchia.
Dal fallito colpo di Stato del luglio 2016, infatti, sono stati registrati numerosi arresti di giornalisti ed esponenti della società civile come docenti universitari e magistrati.
Pictures of shame: Özil and Gündogan who are playing for the German national football team are posing with the Turkish dictator Erdogan in London and are making propganda for #Erdogan during the upcoming elections in Turkey. Any comments from the @DFB_Team_EN? https://t.co/0scEQeKLba
— Cahîda Dêrsim (@dersi4m) 14 maggio 2018
Anche sul campo dei diritti umani Ankara ha commesso un notevole passo indietro. Su questo il rapporto 2018 di Amnesty International offre un interessante spunto di riflessione:
Lo stato d’emergenza, imposto dopo il tentato colpo di stato del luglio 2016, è rimasto in vigore per tutto l’anno. Questo ha aperto la strada a limitazioni illegittime dei diritti umani e ha permesso al governo di approvare leggi senza il vaglio effettivo del parlamento e dei tribunali. Dopo essere stati rinviati in custodia cautelare nel 2016, nove parlamentari del gruppo di sinistra radicato tra i curdi, Partito democratico popolare (Halkların Demokratik Partisi – Hdp), tra cui due leader del partito, sono rimasti in carcere per tutto l’anno. Sono rimasti detenuti anche i 60 sindaci eletti del Partito delle regioni democratiche (Demokratik Bölgeler Partisi – Dbp), consociato dell’Hdp, che rappresentavano l’elettorato dell’est e del sud-est della Turchia a predominanza curda. I funzionari non eletti che li hanno sostituiti sono rimasti in carica per tutto il 2017. A ottobre, sei sindaci eletti, compresi quelli della capitale Ankara e di Istanbul, sono stati costretti a dimettersi, dopo che il presidente lo aveva richiesto. Di conseguenza, un terzo della popolazione turca non era rappresentata dalle persone che aveva votato alle elezioni amministrative del 2016. Oltre 50.000 persone sono state trattenute in custodia preventiva con l’accusa di appartenere all’“organizzazione terroristica Fethullah Gülen” (Fethullahçı Terör Örgütü – Fetö), che le autorità ritenevano responsabile del tentato colpo di stato del 2016. Altrettante persone sono state rilasciate su cauzione e sottoposte al regime dell’obbligo di firma. Soltanto un’esigua minoranza è stata accusata di aver preso parte effettivamente agli eventi del tentato colpo di stato.
(Foto credits: Twitter)