A più di 30 anni dalla caduta di Pinochet il Cile volta definitivamente pagina

Il Cile ha votato ieri per cambiare la Costituzione iperliberista in vigore dai tempi di Pinochet: una vittoria della politica e della società civile

26/10/2020 di Daniele Tempera

Nonostante i colpi di una crisi sanitaria, che nel Paese ha provocato già 500.000 contagi e oltre 13mila morti, i cileni hanno scelto di voltare pagina e abbattere  ieri, con un voto quasi plebiscitario, l’ultima eredità della dittatura di Augusto Pinochet. Oltre il 78% della popolazione (con un’affluenza superiore al 50%) ha infatti deciso di votare per una nuova Costituzione in sostituzione di quella ereditata dalla dittatura. Ma non solo.

La nuova Assemblea Costituente sarà composta da 155 membri, eletti il prossimo mese di aprile, con una ripartizione equa tra donne e uomini. Un’apertura netta al mondo femminile quindi, mentre è stata bocciata la proposta di eleggere una Convenzione formata per metà di parlamentari e per l’altra di esponenti della società civile. Una vittoria che è stata salutata positivamente anche dal Presidente (di centrodestra) in carica: «Oggi ha trionfato la cittadinanza, la pace e la democrazia sulla violenza» ha dichiarato Sebastian Piñera.

Un cambio reso necessario dopo l’esplosione delle proteste dello scorso febbraio che hanno scosso il Paese sudamericano per mesi. La votazione per la nuova Costituzione ha coinvolto infatti anche molte persone di centrodestra. La carta costituzionale in Cile fu infatti redatta e adottata circa sette anni dopo il colpo di stato di Pinochet. Influenzata in larga parte dai dogmi e dal pensiero dei cosiddetti “Chicago Boys”, allievi dell’economista americano Milton Friedman  , la carta era caratterizzata da una rigida dottrina neoliberista che ha acuito, negli anni il divario tra ricchi e poveri anche per mezzo della privatizzazione di aspetti essenziali della cosa pubblica come sanità, istruzione e previdenza. Il solco è divenuto insostenibile negli anni della Grande Crisi e divenuto pian piano insostenibile per gran parte delle classi popolari e delle classi medie cilene. Un retaggio non indifferente di una dittatura che è costata al Paese migliaia di omicidi e torture e la repressione sistematica di ogni forma di dissenso. Una pagina che, da oggi, il Cile sembra determinato a lasciarsi definitivamente alle spalle.

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