Pisapia non ci ripensa: «Non mi ricandido. Ma il Pd non cancelli sinistra e società civile»

Otto mesi di lavoro ancora davanti. E nessuna voglia di ripensare quella retromarcia annunciata, al di là del pressing arrivato anche dagli sherpa renziani. Giuliano Pisapia non si ricandiderà alle amministrative di Milano. E la conferma – non una novità, ndr – è arrivata anche in un’intervista al Fatto Quotidiano, nella quale il sindaco ha però auspicato che vada avanti l’esperienza della giunta arancione, anche senza di lui: «L’importante è che continui il progetto, non che a Palazzo Marino resti Pisapia», ha rivendicato. 

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PISAPIA: «IL PD NON CANCELLI A MILANO SINISTRA E SOCIETÀ CIVILE» – 

Secondo Pisapia serve una «coalizione di centrosinistra con un apporto importante della cittadinanza attiva». Tanto da rivendicare come la sua giunta sia composta per metà da uomini di partito e per l’altra metà da esponenti della società civile. Lui non vuole fare nomi per la sua successione, rifiutandosi di commentare le voci su possibili candidati imposti dall’alto come il commissario Expo Sala o Ferruccio De Bortoli. Ma non è d’accordo con chi evoca l’assenza di candidati con la sua autorevolezza nel centrosinistra per la poltrona di Palazzo Marino: «Io credo che si sottovalutino gli attuali (per ora si sono candidati Pierfrancesco Majorino e il dem Emanuele Fiano, ndr). La persona giusta arriverà».

PISAPIA E IL BILANCIO DEL MANDATO –

Ma Pisapia rivendica anche gli interventi più importanti del suo mandato: «Tre cose da scegliere? La prima aver salvato 2mila posti di lavoro di Sea Handling, la società del Comune che movimenta i bagagli degli aeroporti milanesi. Poi aver restituito alla città la Darsena e aver riqualificato luoghi come il quartiere di Santa Giulia o Quarto Oggiaro. Infine l’impegno per la legalità». Né ha nascosto quello che non è riuscito, i problemi: «La burocrazia, le politiche per i giovani, il Teatro Lirico: speravo di restituirlo alla città, ma i lavori non finiranno presto». Così come ha confermato i rapporti «complessi» con il governo, per via dei tagli. Sulla sua “posizione” politica ha precisato: «Sel o Pd? Non credo nel bipartitismo prefigurato dall’Italicum, mi piace una Sel che non rompe con il Pd. E un centrosinistra nutrito da chi non viene dai partiti». Mentre sulle parole di Renzi, che ha messo sullo stesso piano dal meeting di Cl berlusconismo e antiberlusconismo ha preso le distanze: «Io non li equiparo. Ho contrastato Berlusconi, a Milano, in Parlamento, in tribunale».

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