La freddezza di Pillon che si accorge che Google profila i suoi utenti
Il senatore della Lega lo afferma, commentando la decisione di Mountain View di cancellare la geolocalizzazione delle persone che si recano nelle cliniche per abortire
04/07/2022 di Gianmichele Laino
Buongiornissimo! Il senatore della Lega Simone Pillon decide di utilizzare un argomento che non è tanto nelle sue corde per rafforzare ancora una volta di più la sua battaglia contro l’aborto. L’esponente del Carroccio, infatti, ha deciso di commentare la decisione – comunicata da Google nel week-end – di rimuovere i dati delle geolocalizzazioni delle persone che si recheranno in una clinica per abortire, in modo tale da rendere inutilizzabili quelle informazioni personali che – come tante altre – vengono raccolte dal colosso di Mountain View quando utilizziamo i suoi servizi. Simone Pillon, tuttavia, sembra essersi accorto soltanto ora di questa prassi – discutibile, ma abituale, per cui, tra le altre cose, esiste una lunga letteratura che riguarda il trattamento dei dati personali – perché si tratta di un trend funzionale su cui innestare la sua propaganda contro l’aborto.
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Pillon e Google e il buongiornissimo sul tracciamento e la profilazione degli utenti
Dopo la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti che, di fatto, ha reso impossibile l’applicazione della Roe vs Wade sul diritto all’aborto, Google ha ceduto alle pressioni che, anche nei mesi precedenti a questa decisione storica e drammatica di una delle più grandi democrazie al mondo, erano state avanzate da istituzioni e da politici americani. Infatti, ha deciso di non conservare i dati di tracciamento di persone che, in qualche modo, hanno avuto un contatto con una clinica dove si pratica l’aborto. Una decisione che, evidentemente, non è piaciuta a Pillon che – però – ha utilizzato l’espediente retorico dell’argomento contrario per cercare di scatenare l’indignazione nei confronti di Google.
«Google cancellerà la cronologia per chi va ad abortire – ha detto Pillon -. Quindi ammette che per ogni altro passo che facciamo, il signor Google non solo prende nota, ma conserva nei suoi archivi per sempre. Altro che Grande Fratello. Qui siamo già in Matrix. Ma ovviamente chi parla di transumanesimo è uno scemo complottista».
Pillon, dunque, dimostra di accorgersi con un certo ritardo delle condizioni di utilizzo dei servizi di Google, dell’impiego dei cookies, della querelle su Google Analytics, di tutte le questioni che interessano le istituzioni dell’Unione Europea e le multinazionali del digitale quando si parla di trattamento dei dati personali. Insomma, che Google trattenga un grande quantitativo di dati sulle nostre abitudini, sui luoghi che frequentiamo, sui nostri ristoranti preferiti, sui nostri acquisti è un elemento che – in una società ormai tutta votata al digitale – dovrebbe essere noto. E non tirato fuori in maniera strumentale soltanto quando si parla di aborto.