L’Ocse annienta la crescita dell’Italia: nel 2019 si toccherà il -0,2%

06/03/2019 di Enzo Boldi

Un parere negativo può essere sottovalutato e ritenuto non veritiero. Un secondo può accendere una lampadina, ma può anche lasciare tutto inalterato. Un terzo, però, fa scattare l’allarme rosso. Anzi, profondo rosso. Dopo le varie stime sulla crescita – anzi, decrescita – dell’Italia per quest’anno, arriva un altro segnale preoccupante per il futuro economico-finanziario del nostro Paese. L’Ocse ha tagliato le stime del Pil dell’Italia per il 2019. Non di poco. Si parla addirittura di un -0,2%. Peggio di noi, in Europa, solamente la Turchia.

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico manda sotto zero le prospettive di crescita del Pil italiano. Unica grande Nazione con il segno meno, davanti solamente alla Turchia e all’Argentina le cui previsioni sono di gran lunga peggiori. Un -0,2 % molto lontano dai proclami di quel punto percentuale auspicato dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria e dagli altri membri del governo. Alcuni di loro, come Roberto Fico, ha ritenuto addirittura inutile e fuorviante parlare di Prodotto interno lordo per misurare la ricchezza di uno Stato.

L’Ocse annuncia una crescita sotto zero

L’Ocse ha anche spiegato come uno dei fattori di questa decrescita sia il rallentamento globale dell’economia e ha anche spiegato come la versione di Giuseppe Conte sui dazi tra Usa e Cina sia un fattore destinato a non sanare questa situazione, ma l’Italia è il Paese che paga maggiormente tutto ciò per un’instabilità economico-finanziaria a cui non sembra poter trovare rimedio. Il tutto in attesa di vedere gli effetti interni dei vari provvedimenti come il reddito di cittadinanza e Quota 100, ma il timore che tutto ciò non possa bastare c’è ed è lampante nel taglio così netto del Pil.

Il Pil fondamentale per imporsi a livello internazionale e non solo

Cero, la redistribuzione è un fattore importante, ma a livello internazionale il Pil non può essere sottovalutato. Perché da lì si identifica il benessere di un Paese, le prospettive economiche per il futuro – recente e meno recente – e le indicazioni sulle scelte da prendere a livello governativo e istituzionale. E questo abbattimento della crescita sotto zero non può non esser presa in considerazione. La sottovalutazione di un problema, con la conseguente negazione di tutto ciò, rischia di posizionare l’Italia su quel filo del rasoio: tagliente e pericoloso.

(foto di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI)

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