La riflessione di Calabresi su Piazza Fontana: «Quel giorno iniziò a morire mio padre»

12/12/2019 di Redazione

L’ex direttore di Repubblica Mario Calabresi ha voluto affidare ai social network il ricordo per il cinquantesimo anniversario della strage alla banca dell’agricoltura in Piazza Fontana a Milano. Quel 12 dicembre 1969 morirono 17 persone e ci furono 88 feriti. Le indagini sulla strage furono affidate, in quei primi giorni dopo l’attentato, al padre del giornalista, Luigi Calabresi. Nelle prime ore dopo l’attentato, venne fermato l’anarchico Giuseppe Pinelli, accusato ingiustamente di essere stato responsabile della strage. Due giorni dopo, il 15 dicembre, l’uomo precipitò dalla finestra dell’ufficio del commissario. Soltanto successivamente venne stabilita una verità storica – anche se mancò a questa sempre il corretto supporto di una verità giudiziaria – in base alla quale la bomba alla banca dell’agricoltura fu piazzata dagli estremisti di destra di Ordine Nuovo.

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Mario Calabresi e il suo doloroso ricordo di Piazza Fontana

Oggi, Mario Calabresi è tornato davanti a quel luogo e ha voluto immortalare sul web le proprie riflessioni su quanto accaduto 50 anni fa. «È passato mezzo secolo – ha detto Calabresi – ma ancora oggi quando passo in Piazza Fontana, all’ombra del Duomo, e vedo, dal capolinea dei tram, la vecchia insegna della Banca Nazionale dell’Agricoltura mi si chiude lo stomaco».

Mario Calabresi è nato due mesi dopo la strage di piazza Fontana. Tuttavia, nelle sue parole c’è la testimonianza viva di chi ha vissuto quell’evento come familiare, prima che storico e nazionale. Il commissario Calabresi, infatti, venne ucciso il 17 maggio 1972 alle ore 9:15 in via Francesco Cherubini, vicino alla sua abitazione. In quegli anni era stato indicato come il presunto responsabile della morte dell’anarchico Pinelli. Dunque, la vicenda familiare di Calabresi si è intrecciata con quella pagina buia della storia d’Italia.

Mario Calabresi su Piazza Fontana: «Quel giorno iniziò a morire mio padre»

Per questo motivo è stato lo stesso ex direttore di Repubblica, nel tweet di oggi, a indicare la data del 12 dicembre 1969 come quella in cui iniziò un processo irreversibile per il padre: «Quel giorno – scrive – cominciò a morire mio padre, io sarei nato due mesi dopo ma una cappa di dolore, paure e sofferenza erano già scese sulla città e sulla mia famiglia. Ci abbiamo messo tanto tempo, noi tutti, per tornare a respirare e ce l’abbiamo fatta ma non riesco a non pensare a quanti non hanno avuto un futuro, a quante vite siano andate perse in quel momento».

Nella giornata di ieri, Mario Calabresi ha osservato le targhe collocate sul luogo della strage. Ha pensato alle famiglie delle 17 vittime e ha anche avuto modo di riflettere sul dato storico: «Era necessario rimettere al centro gli uomini che hanno perso la vita – ha concluso -. Ma non sufficiente. E allora è fondamentale quella diciottesima formella in cui è scolpita nella pietra la verità storica: la bomba è stata messa dal gruppo di estrema destra “Ordine nuovo”».

FOTO: ANSA / MATTEO BAZZI

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