Il piano sanitario anti-Covid esisteva dal 22 febbraio: previste da 14mila a 34mila terapie intensive in più

Si tratta del documento che non è mai stato reso pubblico

08/09/2020 di Redazione

Il Corriere della Sera, che aveva parlato già in aprile di un piano nazionale anti-Covid tenuto segreto dai decisori politici, è in grado di riportarne oggi i contenuti. Una prima spia era stata accesa da Andrea Urbani, che era il direttore generale per la programmazione del Ministero della Salute: era stato lui a rivelare l’esistenza di questo documento. Il governo, invece, ha sempre parlato di una previsione allarmistica rispetto all’effettivo esito della pandemia, non divulgata per non spaventare la popolazione.

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Piano anti-Covid esisteva dal 22 febbraio: ecco cosa c’era scritto

Questo piano nazionale anti-Covid esisteva esattamente dal 22 febbraio, giorno dell’approvazione. Prevedeva soprattutto tre scenari della diffusione del virus, basandosi sull’andamento dei contagi osservato in Cina. Il primo scenario era un caso di scuola e non prevedeva una diffusione capillare del coronavirus in Italia. Gli altri due scenari, invece, chiedevano al governo di ovviare a un gap di posti a disposizione nelle terapie intensive, che oscillava dai 14mila del secondo scenario ai 34mila del terzo.

Effettivamente, così impostato, il documento rappresentava una serie di possibilità nell’evoluzione della malattia e non aveva una sola indicazione rispetto al comportamento da seguire. Logico, dunque, che le valutazioni fossero state fatte senza una diffusione pubblica del documento che, tuttavia, era stato condiviso anche con i rappresentanti delle regioni all’interno del Comitato tecnico-scientifico. Che la situazione fosse grave, insomma, lo si sapeva già.

Piano anti-Covid, le regole stabilite all’interno

Nel piano, si parla in maniera precisa dell’esigenza di ricorrere a un numero più alto di dispositivi di protezione e di strumenti che sarebbero stati utili all’interno dei reparti di terapia intensiva (come i ventilatori meccanici). Inoltre, si predisponeva un piano per trasferire i pazienti contagiati, sia dalle loro abitazioni agli ospedali, sia dagli ospedali alle abitazioni: possibile il trasporto su gomma, su ala fissa o ala rotante e nel piano si suggeriva la costituzione di una flotta specifica che potesse in qualche modo essere riservata solo al trasporto dei pazienti Covid, per evitare di compromettere i mezzi del soccorso di base.

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