Pernigotti, gli operai: «Meglio un altro mese senza lavoro che la cassa integrazione di Di Maio»

Luigi Di Maio ha rotto il silenzio sulla Pernigotti dopo che aveva preferito incontrare i gilet gialli a Parigi insieme ad Alessandro Di Battista, invece di recarsi al tavolo della contrattazione nel giorno decisivo in cui è stato sancito il destino dell’azienda. Toksov, la proprietà turca, non è disposta a cedere il marchio, così come aveva chiesto il vicepremier e ministro del Lavoro. Non ci sono state leggi speciali per la tutela dei grandi marchi del made in Italy. L’unica cosa prevista all’orizzonte è la cassa integrazione per 130-150 lavoratori, impegnati da sempre in una delle produzioni più caratteristiche del settore enogastronomico.

Pernigotti, la posizione dei lavoratori

Ma questo contentino non piace alle associazioni di categoria. Come riportato da Linkiesta, infatti, il sindacalista della Uil Tiziano Crocco ha rivelato qual è il sentiment dei lavoratori dell’azienda, che avrebbero preferito continuare a lottare – magari senza ricevere lo stipendio per un altro mese – piuttosto che accontentarsi dell’ammortizzatore della cassa integrazione che, tra un anno, terminerà senza concedere le opportune garanzie alle persone coinvolte nella causa.

«Molti operai – ha detto Crocco a Linkiesta – avrebbero accettato anche altri 30 giorni senza paga per mettere al Governo più pressione Perché per avere la cassa integrazione abbiamo dovuto firmare un documento che ci obbliga a liberare l’entrata e l’uscita della fabbrica. Quindi lasciamo campo libero alla proprietà per fare quello che gli pare, anche portare via i macchinari».

Gli operai hanno lamentato l’assenza del governo e di Luigi Di Maio in un momento cruciale della contrattazione e hanno sottolineato la diversità d’atteggiamento tra le dichiarazioni pubbliche del ministro e il giudizio dato dai mediatori della Toksov: mentre davanti alle telecamere mostravano gli artigli, gli imprenditori turchi hanno parlato di «due gattini».

Di Maio rompe il silenzio su Pernigotti

Intanto, il ministro del Lavoro ha rotto il silenzio. «Su Pernigotti si sta speculando sulla pelle dei lavoratori, basta!  – ha scritto Di Maio su Facebook – Se non ci fosse stato questo governo migliaia di lavoratori oggi sarebbero già stati licenziati, non avrebbero alcun ammortizzatore e avremmo già aziende completamente chiuse e delocalizzate senza speranza alcuna».

Insomma, si stanno scaricando ancora una volta le colpe verso il passato. E si rivendica, contemporaneamente, l’azione dell’attuale governo, in maniera generica, sul mondo del lavoro. Intanto, gli operai della Pernigotti restano in difficoltà e il marchio sarà destinato a sparire.

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