Di Maio non è riuscito a salvare la Pernigotti

05/02/2019 di Redazione

Nulla da fare per la Pernigotti. Nonostante le rassicurazioni di Luigi Di Maio che, soltanto un mese fa aveva assicurato che l’Italia non avrebbe mai perso per nulla al mondo uno dei suoi marchi storici nel settore enogastronomico, la proprietà dell’azienda, i turchi della Toksov, hanno ribadito che non ci sono margini per cedere il marchio. I dipendenti, così, si avviano sulla strada della cassa integrazione, in attesa di capire quale sarà il loro futuro.

Pernigotti, ecco cosa sta succedendo al Mise

Il tavolo tecnico al Ministero dello Sviluppo Economico è ancora in corso. Ma il 5 febbraio 2019 potrebbe segnare la fine per l’azienda o almeno per come eravamo abituati a concepirla. Di Maio aveva annunciato che la proprietà turca avrebbe dovuto cedere il marchio con le buone o con le cattive, ma quest’opzione non è mai arrivata sul tavolo.

Adesso, oltre alla Cassa integrazione, c’è la possibilità per i lavoratori di essere impiegati nello stabilimento di Laica di Arona (in provincia di Novara), che tuttavia, senza il marchio, rischia di rimanere senza investitori e di chiudere definitivamente i battenti. Al momento, stando a quanto trapela dal ministero, ci sarebbero in realtà tre investitori pronti a investire su questo stabilimento, quantomeno per assicurare un futuro ai lavoratori che ormai da mesi stanno vivendo un vero e proprio incubo.

La Pernigotti non esiste più dal 5 febbraio 2019

Ma anche questi passaggi saranno lunghi e difficoltosi, con la verifica della loro solidità economica e con l’effettiva possibilità di comprendere quanto siano disposti a investire per assicurare un destino allo stabilimento di Laica di Arona. Fatto sta che l’antico concetto di Pernigotti, quello risalente almeno al 1868, non esiste più. Quei tempi sono lontani, così come sembrano distanti le promesse di Luigi Di Maio che – soltanto qualche mese fa – scartava i gianduiotti che gli venivano offerti dagli operai in mobilitazione e dispensava rassicurazioni. La vicenda della Pernigotti, con i suoi 130-150 lavoratori, può essere considerato un vero e proprio fallimento del vicepremier di Pomigliano d’Arco.

FOTO: ANSA/ANGELO CARCONI

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