Pernigotti, il paradosso della cassa integrazione che non parte per un errore nei moduli

06/06/2019 di Redazione

Il danno, la beffa. La Pernigotti vive un’altra vicenda paradossale dopo le promesse fatte dal governo e dal ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio e la dura realtà legata alla posizione dei turchi della Toksov che hanno acquistato il marchio, che non vogliono cederlo e che, in seguito all’accordo del 5 febbraio scorso, hanno messo in cassa integrazione 92 operai dello stabilimento di Novi Ligure.

Pernigotti, niente cassa integrazione per colpa di un modulo

I lavoratori non ricevono l’assegno della cassa integrazione: un ritardo imprevisto e imprevedibile, visto che ormai siamo a quattro mesi esatti dall’accordo. Ma la motivazione di tutto ciò è addirittura grottesca: il ritardo nell’emissione dell’assegno sarebbe dovuto a un errore nella compilazione della richiesta, con i moduli che sarebbero stati inviati in ritardo.

I cassintegrati senza assegno (!) hanno minacciato di portare avanti una protesta con un’assemblea ad oltranza all’interno dello stabilimento, ma non è detto che questa possa concretizzarsi, per evitare di danneggiare la trentina di lavoratori che, nelle scorse settimane, sono stati richiamati a lavorare in fabbrica.

L’iniziativa di Possibile per gli ex lavoratori della Pernigotti

Intanto, parte da Possibile un’iniziativa concreta per aiutare le famiglie dei lavoratori della Pernigotti rimasti ormai senza lavoro e senza una possibile fonte di sostentamento per arrivare a fine mese. La segretaria del partito Beatrice Brignone e il fondatore Giuseppe Civati hanno annunciato che doneranno parte del 2×1000 destinato a Possibile ai lavoratori della Pernigotti e in più hanno fatto partire una raccolta fondi sulla piattaforma GoFoundMe.

«Tutti i fondi che raccoglieremo – hanno affermato Brignone e Civati – saranno interamente versati al Conto Corrente aperto dalla Caritas della Diocesi di Tortona, che si era già mobilitata nei mesi scorsi in favore degli operai Pernigotti. Nell’attesa che chi ha il dovere, umano e politico, di intervenire intervenga. Al più presto».

FOTO: ANSA/ANGELO CARCONI

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