Tap, il documento ufficiale che smentisce Di Maio sulle «penali segrete»

29/10/2018 di Redazione

C’è anche un documento ufficiale che smentisce il vicepremier e ministro di Lavoro e Sviluppo Economico Luigi Di Maio sulle ‘penali segrete’ che l’Italia pagherebbe per un eventuale stop ai lavori del gasdotto Tap in Puglia. «Da ministro dello Sviluppo economico – ha dichiarato il leader M5S in questi giorni – ho studiato le carte del Tap per tre mesi. E sono voluto andare allo Sviluppo economico anche per questo. Vi posso assicurare che non è semplice dover dire che ci sono delle penali per quasi 20 miliardi di euro. Ma così è, altrimenti avremmo agito diversamente».

Tap, le «penali segrete» evocate da Di Maio non ci sono

Le cose stanno diversamente perché il gasdotto non è un’opera pubblica ma un’opera privata di interesse pubblico. Non c’è infatti nessun contratto siglato tra il consorzio Tap e lo Stato. Il Tap ha solo un contratto con le aziende che stanno realizzando materialmente i lavori e quelle che hanno già acquistato il gas che arriverà dall’Asia. Siccome non c’è un contratto con lo Stato italiano, non possono quindi esserci le «penali» da pagare in caso di interruzione dei lavori. Lo Stato potrebbe eventualmente pagare in caso di stop dei risarcimenti alle aziende coinvolte nel progetto, perché la costruzione del gasdotto era stata avallata dal Mise nel 2015.

Il documento ufficiale del Mise che smentisce il ministro

Come spiega oggi Repubblica (articolo di Giuliano Foschini), il 27 settembre scorso sono stati gli stessi uffici di Di Maio a spiegare in una nota ufficiale come stanno le cose. Nella risposta a una richiesta di accesso agli atti del Comitato No Tap a firma del direttore generale per la sicurezza dell’approvvigionamento e per le infrastrutture energetiche del Mise, l’ingegnere Gilberto Dialuce, si legge che «il TAP è un’opera la cui realizzazione non prevede finanziamenti dello Stato italiano». E poi:

«Una eventuale revoca dell’autorizzazione rilasciata e riconosciuta legittima da tutti i contenziosi amministrativi, col conseguente annullamento del progetto, causerebbe una serie di danni a soggetti privati (la società costruttrice, le società che hanno avuto appalti di lavori, gli esportatori del gas azero, gli acquirenti che hanno già firmato contratti di acquisto venticinquennali del gas con consegne del gas in Italia a partire dal 2020) e pubblici, configurando richieste di rimborso degli investimenti effettuati nonché dei danni economici connessi alle mancate forniture, anche al di fuori del territorio italiano, nei confronti dello Stato italiano, attivando cause o arbitrati internazionali in base alle convenzioni internazionali firmate dall’Italia che proteggono gli investimenti esteri effettuati da privati, motivati anche dalla violazione dell’Accordo Intergovernativo sottoscritto e ratificato dal Parlamento italiano».

Dunque, normali responsabilità extracontrattuali di natura civilistica. Ma nessuna penale.

(Foto da archivio Ansa: il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ospite della trasmissione Nemo, il 26 ottobre 2018. Credit immagine: ANSA / GIUSEPPE LAMI)

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