La confusione del Corriere: di Pegasus si parla non perché NSO Group ne ha «annunciato la nascita»

Si tratta di uno dei maggiori scandali contro giornalisti, attivisti e politici: ma la testata parla della nascita dello spyware come se fosse una novità

01/08/2021 di Gianmichele Laino

Che la stampa italiana, quella che domina le classifiche delle vendite e delle visualizzazioni online, abbia dato poco spazio alla vicenda segnalata nell’ambito del Pegasus Project è una riflessione che è già stata fatta. Del resto, nel consorzio giornalistico che ha realizzato l’inchiesta che ha mostrato come lo spyware Pegasus (prodotto dall’azienda israeliana NSO Group) fosse stato utilizzato per monitorare le utenze telefoniche di giornalisti, attivisti e politici anche in Paesi dell’Unione Europea, non c’era nemmeno una testata italiana (a differenza di colossi del giornalismo internazionale come, ad esempio, Le Monde, The Guardian, la testata della prestigiosa Columbia University). Tuttavia, altra cosa è – quando si prova a parlarne – sbagliare completamente le coordinate del problema come ha fatto oggi il Corriere della Sera.

LEGGI ANCHE > Pegasus: «Nessun dispositivo è veramente invulnerabile, non esiste il punto zero della cybersicurezza»

Corriere su Pegasus, l’errore

Da qualche settimana, ormai, si parla dello scandalo Pegasus, quello raccontato dal consorzio di giornalisti Forbidden Stories. Sotto la lente d’ingrandimento è finita la società israeliana NSO Group che, almeno dal 2016, vende questo spyware tra i suoi prodotti. Quindi, il fatto che un’azienda abbia prodotto un software di questo tipo era noto da tempo. Meno noti, invece, erano gli scopi per i quali era utilizzato: ed è su questo che hanno fatto luce i giornalisti del consorzio che hanno dato vita al Pegasus Project.

Invece, questa mattina, Sergio Romano sul Corriere della Sera ha sottolineato – nella sua rubrica “L’ago della bilancia” – che: «Negli scorsi giorni un’azienda israeliana specializzata nella produzione e nella vendita di sistemi elettronici offensivi, ha annunciato la nascita di Pegasus, uno spyware che permette di entrare in qualsiasi sistema telefonico, leggere i messaggi di testo e registrare tutte le conversazioni». Sorprende la prospettiva offerta dalla principale testata italiana su una notizia che, per giorni interi, ha aperto le edizioni dei più noti e autorevoli quotidiani internazionali, visti gli attori coinvolti. Di Pegasus si sapeva da tempo, come detto: quello che è emerso è il gran numero di personalità che sarebbero state intercettate e i loro ruoli (dai giornalisti ungheresi contrari al regime di Viktor Orban, passando per il presidente francese Emmanuel Macron, fino ad arrivare persino all’ex presidente del consiglio italiano Romano Prodi).

Ma il Corriere offre ancora una volta, in un secondo passaggio, uno spaccato superficiale: «Non saremmo sorpresi – dice Romano – se le sue registrazioni finissero tra le mani di persone che vogliono intercettare le conversazioni di personalità politiche». Quanto mostrato dal Pegasus Project, con certificazioni anche di Amnesty International e con diverse procure di tutto il mondo che sono al lavoro per verificare i contenuti dell’inchiesta, è già molto di più di questa ipotesi che il Corriere sembra soltanto paventare. La portata dello scandalo Pegasus è enorme. Ma in via Solferino se ne parla con questi toni e con questi accenti.

Share this article