La storia di Giada, abusata da un prete e «trattata come una prostituta dalla giustizia»

21/02/2019 di Enzo Boldi

In Vaticano è in corso un summit sulla pedofilia nella Chiesa e stanno arrivando tantissime testimonianza di ragazze e ragazze vittime di abusi da parte di preti, parroci e prelati. Tra le storie italiane di questa vergogna, c’è quella di Giada Vitale, una giovane (ora 25enne) che ha trovato il coraggio di denunciare il suo aguzzino che per quattro lunghi anni ha abusato morbosamente di lei nella sagrestia della chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Portocannone, in provincia di Campobasso. La sua testimonianza è stata raccolta un anno fa dalle telecamere di Servizio Pubblico, il sito di Michele Santoro.

Don Marino Genova, questo il nome dell’ex parroco di Portocannone, è stato denunciato da Giada nel 2013. I giudici lo hanno condannato a sei anni di reclusione per abusi sessuali su minore, ma sono state prese in considerazione solamente le violenze avvenute quando la ragazza aveva 13 anni: dai 14 ai 17, infatti, per la giustizia lei è stata consenziente. «Dopo la mia denuncia alla procura è iniziato un altro calvario perché il pubblico ministero ha stabilito che si trattava di atti sessuali con minore consenziente anziché violenza su minore – ha raccontato a Servizio Pubblico Giada Vitale -. Io avevo 13 anni e lui 58. Non ho mai più avuto un ragazzo, una relazione, anche se adesso mi hanno fatto passare per la prostituta del prete, mentre lui è diventato la vittima».

La storia di Giada, vittima della pedofilia nella Chiesa

La giovane ha poi raccontato anche i dettagli degli incontri con Don Marino: «Un giorno mi prese la mano e mi ha portò in sagrestia, con i suoi modi molto dolci. ‘Sei la mia stellina, ti voglio bene’ mi disse. Dopo quella frase mi spinse verso il muro e strusciò le sue parti intime sul suo corpo. Mi toccava, mi baciava. Poi andò in bagno». Da quel giorno iniziò un vero e proprio calvario per la giovane Giada: «Ogni volta mi rivestiva lui, perché io ero immobile. Mi congedava con la benedizione, facendomi il segno della croce sulla fronte. Non doveva più fare il prete perché era un porco, ma è stato protetto». Servizio Pubblico ha provato anche a raggiungere Don Marino, ma lui si è rifiutato di rispondere alle loro domande, prima di mandare un messaggio con su scritto: «È tutta colpa mia, dovevo proteggerla. Io ero il suo sacerdote, lei una ragazza».

Uno dei racconti arrivati al summit in Vaticano

Il calvario di Giada è una delle tante storie di pedofilia che vede come protagonisti uomini della Chiesa e giovanissimi ragazzi e ragazze. In questi giorni, in Vaticano, è in corso un vertice sugli abusi protratti da preti ai danni dei minori. Tra i racconti al vaglio di Papa Francesco e dei membri delle conferenze episcopali ne è arrivato anche uno da parte di una donna, vittima di ripetute violenze e costretta all’aborto per ben tre volte. «Dall’età di 15 anni ho avuto relazioni sessuali con un prete. Questo è durato 13 anni. Sono stata incinta tre volte e mi ha fatto abortire tre volte, molto semplicemente perché non voleva usare profilattici o metodi contraccettivi. All’inizio mi fidavo così tanto di lui che non sapevo potesse abusare di me – ha raccontato nella sua video-testimonianza la donna -. Avevo paura di lui e ogni volta che mi rifiutavo di avere rapporti sessuali con lui, mi picchiava. E siccome ero completamente dipendente da lui economicamente, ho subito tutte le umiliazioni che mi infliggeva. Avevamo questi rapporti sia a casa sua nel villaggio che nel centro di accoglienza diocesano. Sento di avere una vita distrutta. Ho subito così tante umiliazioni in questa relazione che non so che cosa mi riservi il futuro. Questo mi ha reso molto prudente nelle mie relazioni, adesso. Bisogna dire che i preti e i religiosi hanno modo di aiutare e allo stesso tempo anche di distruggere: devono comportarsi da responsabili, da persone avvedute».

(foto di copertina: da video di Servizio Pubblico, michelesantoro.it)

Share this article
TAGS