Ascani-Quartapelle, Franceschini, Renzi: oggi nel Pd è il giorno del litigio dopo l’apertura di Di Maio
07/04/2018 di Gianmichele Laino
Sembra proprio che il Partito Democratico oggi stia facendo quello che, da un po’ di tempo a questa parte, gli riesce meglio. Ovvero litigare. O discurere, come direbbero i diretti interessati. A sparigliare le carte ci ha pensato, ancora una volta, l’intervista di Luigi Di Maio al quotidiano La Repubblica, nel corso della quale ha chiesto al Partito Democratico di «sotterrare l’ascia di guerra».
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Pd litiga su Di Maio, ma non solo: le scintille della giornata dem
Mentre Matteo Richetti riunisce a Roma la corrente degli Harambee, le donne del Pd litigano su Twitter. Lia Quartapelle – un tempo indicata anche come possibile sostituta di Federica Mogherini alla guida del ministero degli Esteri – riflette sul «Pd di Renzi al 40% delle europee e su quello – sempre di Renzi – del 18% alle elezioni politiche». Chiude il suo tweet con una domanda: «Cosa è successo nel frattempo?». La domanda fa arrabbiare la renziana Anna Ascani che dice di non potersi neanche lontanamente immaginare un Partito Democratico senza Matteo Renzi.
Ma lo scontro è ai piani più alti e non riguardano semplicemente il ruolo di Renzi all’interno del Partito Democratico. In ballo c’è la possibile apertura a un governo insieme al Movimento 5 Stelle. Se Maurizio Martina, il segretario reggente, apprezza il cambiamento dei toni e l’autocritica di Luigi Di Maio, sottolinea allo stesso modo che resta una ambiguità di fondo che crea diffidenza nei confronti dei pentastellati.
Pd litiga su Di Maio, Franceschini è il maggiore sponsor di un governo M5S-dem
Il maggiore sponsor di una possibile apertura al Movimento 5 Stelle resta Dario Franceschini, che in un tweet afferma: «Di fronte alla novità dell’intervista, serve riflettere e tenere unito il Pd nella risposta. L’opposto di quanto sta accadendo». Chiusura, invece, dall’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi che preferisce far quadrato insieme ai suoi su una posizione di ferma opposizione rispetto a un eventuale esecutivo del Movimento 5 Stelle. Il capogruppo al Senato Andrea Marcucci, espressione dell’ala renziana, lo dice chiaro e tondo: «Gli appelli di Di Maio sono imbarazzanti per le sue patetiche giravolte».
La chiamata di Di Maio, insomma, sembra aver generato un putiferio. Nel frattempo, Matteo Salvini sta a guardare e si lascia scappare un «governo Di Maio-Pd? Mamma mia…». Si arrocca sulla sua posizione di coerenza e sulla sua voglia di un esecutivo del cambiamento. Che questo riavvicinamento tra Movimento 5 Stelle e Pd, alla fine, non finisca per premiare proprio il leader della Lega agli occhi dell’opinione pubblica?
(Foto: ANSA / GIORGIO ONORATI)