Patreon, l’atterraggio (anche in Europa) di una piattaforma senza bot, senza fake e senza haters

L'intervista con la responsabile delle relazioni con i creators per Italia e Spagna, Lara Della Gaspera

19/02/2021 di Gianmichele Laino

Immaginate un web senza haters. Magari, senza account fake che si coalizzano tutti insieme e che arrivano a denigrare o a infestare un messaggio che pensavi di aver condiviso con il mondo intero con tutte le buone intenzioni. Senza bot che ingigantiscono le platee di followers e che ribaltano i rapporti di forza del dibattito in rete, il più delle volte falsandolo. Sembra un web di altri tempi, quasi un web utopico. Invece, Patreon cerca di farlo atterrare.

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Come funziona Patreon

La piattaforma per creators è nata dall’intuizione del musicista Jack Conte nel 2013. Da lì è stato un crescendo. Negli Stati Uniti ha attecchito subito, diventando l’alternativa per tutti quei creativi – dal mondo della musica, fino a quello dello storytelling – che non trovavano spazio sui canali tradizionali. Diversi utenti italiani hanno iniziato a utilizzarlo già da tempo, ma la vera svolta c’è stata nel 2020, quando la piattaforma ha aperto una sua sede operativa anche in Europa (a Berlino, nella fattispecie) e ha allargato la sua utenza, in maniera organica, anche all’Italia. Lara Della Gaspera, responsabile dei rapporti con i creators per l’Italia e la Spagna, ci ha spiegato a che punto è il progetto: «La traduzione della pagina in italiano è stata il superamento di una grande barriera – ha affermato -. Da fine ottobre, c’è stato un bel cambiamento. Ho iniziato a contattare artisti direttamente e c’è stata una piccola rivoluzione in tre mesi: prima non tutti conoscevano Patreon, adesso ne hanno comunque sentito parlare. Di certo, la situazione attuale, difficile per tutti quegli artisti che erano abituati a fare performance in live, ha spinto i creativi a spostarsi su sistemi di diffusione alternativi dei loro messaggi e dei loro prodotti. Anche perché Patreon offre loro un modo per sopravvivere che è decisamente democratico: le commissioni che la piattaforma prende sono del 5-8-12% (a seconda dell’implementazione della parte sul merchandising)».

Patreon funziona così. Ci si iscrive alla piattaforma, si preparano dei contenuti esclusivi che prendono vita proprio qui, si cercano di aggregare persone interessate ai prodotti artistici (ma Patreon è utilizzato sempre più spesso anche da giornalisti) e si offre loro un abbonamento (variabile a seconda delle offerte che vengono proposte dai creators) che permetterà ai patrons di seguire il loro artista di riferimento.

Dentro il mondo della piattaforma in Italia con Lara Della Gaspera

«I creators che si iscrivono devono portarsi dietro la propria audience popolata, magari, su altri social network. È possibile trovare una audience anche su Patreon, soprattutto una volta che riesci ad affermarti sulla piattaforma: non esiste un vero e proprio algoritmo che stabilisce chi è più importante, ma decide il pubblico. Chi ha più patrons compare più in alto nelle ricerche». Forse, questo aspetto rappresenta un piccolo limite. Il creator deve portarsi dietro una piccola audience, mentre è più complesso che riesca ad affermarsi se, al contrario, vuole essere completamente indipendente da altre piattaforme di social networking come Facebook o Instagram. «Finora ci siamo focalizzati sui creators, ma adesso vogliamo concentrarci sui patrons e fare in modo che, a partire dalla nostra pagina web, siano loro a trovare nuovi artisti. Devo dire la verità – ci spiega Lara Della Gaspera -, in parte questa cosa succede già, ma vogliamo migliorarla per fare in modo che gli artisti possano accumulare followers sul proprio account in modo nativo».

E questo ha spinto diversi creativi in Italia a farsi strada su Patreon. Tra gli esempi paradigmatici, sicuramente, c’è lo speaker Alessio Bertallot, ma anche la dj internazionale Indira Paganotto, passando per l’attore comico Natalino Balasso, i musicisti Viviana Casanova e Nico Arezzo, l’autrice Irene Facheris, il progetto di street art Cibo, Rick DuFer (che fa podcast di filosofia) e il progetto di news di Breaking Italy. Patreon, per tutti loro, è una vera e propria alternativa rispetto ai canali di comunicazione tradizionali, per molti di loro la piattaforma li aiuta anche nell’elaborazione di una strategia di marketing e che possa garantire loro diversi tipi di integrazioni.

Un’esperienza di questo genere ripulisce la navigazione – come dicevamo in apertura – da bot, fake account, haters. Rappresenta un potenziale valore aggiunto per Patreon e per il suo progetto: «Ovviamente, non è l’unico valore aggiunto – sottolinea Lara Della Gaspera -: gli artisti, grazie a noi, possono avere un rapporto diretto molto più stretto con i propri followers. Anche questa è una cosa democratica e che stravolge i metodi di creare una sorta di aura di intoccabilità da parte degli artisti che, al contrario, sono umani e hanno bisogno di un contatto umano con i loro fan. Altre piattaforme sono un po’ superficiali da questo punto di vista».

Ma Patreon non è solo creatività artistica allo stato puro. Sempre più spesso viene utilizzato anche da operatori dell’informazione, magari giornalisti che vogliono ritagliarsi uno spazio diverso rispetto a quello occupato dalle testate per cui collaborano. Potrebbe essere anche questa una strada percorribile per Patreon: «Non abbiamo ancora riflettuto appieno su questo aspetto. So che ci sono editors e magazine sulla piattaforma e noi facciamo in modo che i contenuti postati non siano razzisti o contrari alle nostre policies. Ci sono anche progetti editoriali che nasceranno a breve sulla nostra piattaforma, perché magari trovano da noi uno spazio che, altrove, è stato in qualche modo precluso». Mai porre limiti, dunque. La sensazione è che le praterie per Patreon in Europa si siano appena spalancate.

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