Il comitato delle famiglie delle vittime del Morandi: «Il problema non è Salvini, ma che ogni giorno c’è un’inaugurazione»

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Parla Egle Possetti, a nome di tutto il comitato

Nella giornata di ieri si è assistito all’ennesima tra le passerelle Ponte Morandi di Genova. Dopo il completamento dei piloni e del battistrada, dopo le ricorrenze relative alle vittime del 14 agosto 2018, ieri è stata la volta delle telecamere anche per la prima vettura che ha percorso l’intero tratto del Ponte Morandi. Mentre si stava svolgendo questa manifestazione alla presenza delle autorità liguri, è arrivato anche Matteo Salvini che ha chiesto di poter salire proprio sul Ponte Morandi per fare un video da postare sui social network (parlando anche di presunti pannelli di metano, mai visti nel progetto originale). Oggi, le famiglie delle vittime del Ponte Morandi, 43 persone che rimasero coinvolte nel crollo della vigilia di Ferragosto, hanno chiesto rispetto per la memoria dei loro cari.



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Passerelle Ponte Morandi, le famiglie delle vittime le contestano

«Il problema non è Salvini – ha detto Egle Possetti, presidente del comitato delle famiglie delle vittime -. Il problema è che ogni giorno ce n’è una. È che abbiamo visto già decine di inaugurazioni per qualcosa di inerente al ponte. Ci aspettavamo un po’ più di correttezza morale nella comunicazione di un qualcosa che è soltanto una realizzazione successiva a una tragedia. Siamo perfettamente consapevoli del gran lavoro che è stato fatto. Ma non può diventare ogni giorno una passerella. Siamo allibiti».



Passerelle Ponte Morandi, l’episodio di Salvini

Tante le critiche che Matteo Salvini aveva ricevuto nella giornata di ieri, arrivate soprattutto da avversari politici come l’ex ministro del Pd Roberta Pinotti. Ma il fatto che queste critiche, adesso, arrivino anche dalle famiglie delle vittime del Ponte Morandi assume un significato ancora più intenso. Quando si parla della rinascita di Genova, infatti, occorre sempre ricordare quelle persone che per Genova sono morte e che non avrebbero meritato una sorte del genere.

Sono 43 persone che devono essere ricordate e rispettate. Per le cui famiglie le passerelle rappresentano una nuova ferita inferta alla memoria.