Anche il Ministero dell’Interno si è costituito parte civile nel nuovo processo Cucchi

Oggi martedì 21 maggio è iniziato il processo sul depistaggio dell’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra che morì in seguito alle percosse subite dopo l’arresto per spaccio. A costituirsi parte civile sono stati l’Arma dei Carabinieri, il ministero della Difesa guidato dal ministro Elisabetta Trenta e anche il ministero dell’Interno, guidato da Matteo Salvini, lo stesso che si era spesso scontrato con Ilaria Cucchi, sorella di Stefano.

Anche il Ministero dell’Interno si è costituito parte civile nel nuovo processo Cucchi

Anche Matteo Salvini ha chiesto per il suo ministero il risarcimento danni al giudice penale insieme all’Arma dei Carabinieri e il ministero della Difesa. Se gli 8 carabinieri accusati di aver depistato le indagini sulla morte del ragazzo e aver commesso reato di calunnia a vario titolo dovessero essere condannati, dovranno risarcire i ministeri e la Presidenza del consiglio della somma di 120mila euro, per coprire i danni di immagine. Come si legge in un estratto del documento dell’Avvocatura dello Stato depositato in aula, ripreso anche dalla testata Open, «le singole condotte ascritte hanno intralciato il normale esito e sviluppo delle operazioni di polizia giudiziaria creando grave nocumento all’azione delle autorità a ciò preposte che hanno dovuto impiegare cospicue risorse di uomini e mezzi per contrastarne gli effetti e per verificare la realtà degli accadimenti connessi alla sottoposizione a fermo e arresto del signor Stefano Cucchi». Parole moto dure a cui segue l’accusa contro i militari di aver violato i principi di «moralità e rettitudine» che avevano giurato di seguire. «È venuto meno il necessario nesso di strumentalità che deve caratterizzare l’agire di ogni dipendente pubblico, con maggior rigore se militari appartenente alle forze dell’ordine, per la delicatezza e peculiarità delle proprie attribuzioni, che sono state deviate per fini propri anche redigendo falsi atti pubblici e comunque ostacolando la accertamento ai fini di giustizia del reale andamento dei fatti» continuano infatti nel documento i legali Maurizio Greco e Massimo Giannuzzi.

Ilaria Cucchi: «Una riconciliazione che per me è anche tra i cittadini, le persone normali e le istituzioni»

Il cerchio sembra ormai chiudersi: di fronte al presunto depistaggio da parte degli otto carabinieri che ora dovranno affrontare il processo, tra cui due di alto livello ovvero il generale Alessandro Casarsa capo fino a dicembre scorso dei Corazzieri e Lorenzo Sabatino, ex comandante del Nucleo investigativo di Roma e poi divenuto comandante provinciale a Messina, i ministeri si sono uniti per ottenere giustizia. Non solo giustizia per Stefano Cucchi, ma anche per il rispetto della divisa. Ilaria Cucchi, che spesso ha ingaggiato botta e risposta con Matteo Salvini, ora si trova al suo fianco, o meglio, al fianco dello Stato. «Dopo dieci anni questa è una giornata significativa e sono emozionata per il fatto che si sia costituito parte civile, al nostro fianco, il comando generale dell’Arma» ha dichiarato la sorella di Stefano. «La cosa mi risulta cosa senza precedenti, e la dedico a tutti quelli che hanno insinuato e continuano a insinuare che la famiglia Cucchi è contro l’Arma e viceversa –  ha continuato Ilaria che per anni ha continuato a combattere affinché venisse fatta luce sulla morte del fratello –  Una riconciliazione che per me è anche tra i cittadini, le persone normali e le istituzioni».

(credits immagine di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

 

 

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