Parigi sotto attacco, due musulmani fra gli eroi

Tutti a Parigi, venerdì 13 sera, hanno avuto di che essere eroi: salvare una vita, dare un secondo più di tempo, dare un’occasione in più. Cittadini comuni senza nessuna funzione particolare nel momento in cui sono vita e umanità ad essere messe in discussione, fanno semplicemente il loro lavoro, o proteggono persone che non conoscono: la Francia, fra le lacrime, ricorda anche loro. Due di essi – i nomi dei quali si conoscono, certamente ce ne sono di più – sono mussulmani.

PARIGI SOTTO ATTACCO, DUE MUSULMANI FRA GLI EROI

La loro storia finisce anche sui giornali italiani. Ce ne parla Corrado Zunino su Repubblica.

 Zouheir, musulmano, ha fermato all’ingresso del cancello D il primo dei tre attentatori: voleva penetrare nello stadio affollato di 80 mila persone, per Francia- Germania. Aveva il biglietto in mano, ma per entrare allo Stade bisogna passare i tornelli e la perquisizione degli agenti. Zouheir si è accorto che quel giovane dai tratti mediorientali aveva qualcosa sotto il vestito. Un giubbotto esplosivo, fabbricato con esplosivo militare più pile, detonatore e bulloni. L’uomo è scappato, Zouheir ha dato l’allarme. L’uomo si è allontanato dallo stadio correndo lungo Avenue Jules Rimet e si è fatto esplodere. Due morti, se stesso e un barista portoghese di 62 anni. L’addetto alla sicurezza Zouheir non l’aveva inseguito, doveva tenere sotto controllo il tunnel che porta all’ingresso dei giocatori. Gli altri due kamikaze si faranno esplodere all’esterno del cancello H e vicino a un McDonald’s: 45 feriti. Zouheir dice adesso: «L’ho capito dopo, avrebbe potuto essere una carneficina. Al primo sguardo non ho pensato che quell’uomo avesse un giubbotto esplosivo e l’esplosione, più tardi, mi era sembrata quella dei petardi che si tirano in curva. Quando ho sentito sul walkie-talkie che stavano portando via in elicottero il presidente Hollande, ho capito che non erano petardi».

Il secondo si chiama Safer, fa il cameriere, e ha salvato due donne.

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Come dicevamo, sono solo due dei cittadini che hanno avuto il ruolo di difendere chi gli stava accanto mentre l’Isis attaccava Parigi.

Il Teatro Bataclan — 89 morti — ha formato diversi eroi quel venerdì notte. Un commissario di polizia con il suo autista ha abbattuto uno dei tre terroristi all’interno della sala da ballo, pochi minuti prima che arrivasse la brigata d’assalto. Il poliziotto è entrato, tra le urla e la fuga dei millecinquecento, si è riparato dietro un pilone quando il terrorista gli ha sparato addosso e poi gli si è buttato contro, lo ha travolto, costringendolo a smettere di tirare sul pubblico. Poi, il terrorista, si è fatto esplodere. Nicolas Catinat, 37 anni, raccontato su Twitter come un ragazzo coraggioso, «è morto per proteggere gli amici». Gli amici di Domont, nell’Ile de France, con lui al Bataclan. Poi c’è Bruno, lui evocato su Facebook. Il disegnatore grafico “Picolo Clem”, Clément, lo ha cercato, per ringraziarlo: «Un uomo ha salvato la mia donna, Edith, venerdì al Bataclan», ha scritto. «L’ha spinta sulle poltrone, l’ha protetta con il suo corpo. Poi se n’è andato, non l’avevo mai visto. So che si chiama Bruno». Dopo alcune ore Bruno si è fatto vivo. E Clément può scrivere: «Non ci resta che bere un bicchiere insieme».

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