Il caso Sea Watch e la nota di Palazzo Chigi che dimentica di essere un’istituzione
29/01/2019 di Enzo Boldi
L’uomo qualunque lavora a Palazzo Chigi. A leggere la nota ufficiale – e la parola ufficiale non può essere sottovalutata – pubblicata nella tarda serata di lunedì dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sembra proprio che il populismo da social (quello peggiore, fatto di illazioni e accuse senza produrre alcun dato a sostegno delle proprie tesi) si sia impadronito delle istituzioni italiane e delle sue bocche da fuoco. Un testo contro la Sea Watch che si conclude con accuse infamanti, nonostante le smentite arrivate nel corso della giornata di ieri.
Partiamo dalla fine della nota di Palazzo Chigi, quella che sembra scritta dall’uomo della strada: «Rimane un quesito finale: l’obiettivo dell’azione della Sea Watch era salvare i naufraghi e offrire loro un pronto riparo nel primo porto sicuro (Tunisia) oppure creare un caso internazionale richiamando l’attenzione dei mass media?». Mancava qualche punto esclamativo sparso qui e là, oppure qualche parola in maiuscoletto per gridare al mondo la propria indignazione.
La nota populista di Palazzo Chigi
Oltretutto il tema lanciato dalla nota ufficiale di Palazzo Chigi era già stato sgonfiato (e motivato) lunedì pomeriggio, con Sea Watch che aveva spiegato il perché non si è recata in Tunisia. «Lo scorso 23 gennaio Sea-Watch – riferisce la ong, con tanto di trascrizione dei contatti – a causa dell’arrivo di una forte perturbazione da nord-ovest, definita ciclone mediterraneo, ha avuto diverse comunicazioni con il JRCC olandese e con la Capitaneria di porto di Lampedusa. Il centro di coordinamento marittimo olandese, dopo aver preso atto dell’impossibilità di entrare nel porto di Lampedusa, ha informato la nave che l’opzione di trovare riparo in Tunisia poteva essere percorribile. Il governo olandese ha quindi contattato il governo tunisino, senza però ricevere alcuna risposta».
La Tunisia, il porto talmente sicuro che non risponde
Il caso doveva chiudersi lì, ma a Palazzo Chigi, evidentemente, preferiscono sollevare un polverone per gettare negli italiani nella spirale d’odio che tanti consensi ha portato e sta portando. «Si conferma la temeraria condotta della Sea Watch – prosegue la nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri – che, in condizioni di mare mosso, anziché trovare riparo sulla costa tunisina distante circa 40 miglia, universalmente considerata porto sicuro, si è avventurata in una traversata di centinaia di miglia mettendo a rischio l’incolumità dei migranti a bordo».
(foto di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI)