Secondo Salvini, in Italia non ci sono più sequestri di persona da quando non si pagano più riscatti. Ma non è così

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Il leader della Lega fa riferimento agli anni '80, dimenticando i rapimenti a fini estorsivi di Soffiantini, Melis e Onofri

Sarà la sicurezza con cui dice le cose, con quella mano che accompagna ogni suo gesto come a sottolineare i concetti che sta pronunciando davanti a una telecamera. Sta di fatto che la strategia comunicativa di Matteo Salvini – seppur in calo di consensi – continua a funzionare e ad affascinare molti italiani. Anche quando dice che in Italia, da quando è stata approvata la legge sul divieto di pagamento riscatto per le persone rapite, non ci sono stati più sequestri di persona. Ovviamente non è così, perché se è vero che sono diminuiti rispetto agli anni Ottanta, non si può dire che non ce ne sono più.



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Il leader della Lega ha affrontato questo tema in chiusura di collegamento con Agorà, su Rai 3, questa mattina. Si parlava, ovviamente, del presunto riscatto pagato per riportare in Italia Silvia Romano. Allorché Salvini ha citato la legge approvata dal Parlamento per tentare di porre fine al pagamento riscatto. Si tratta dalle legge numero 82 del 1991, ribattezzata legge Martelli dal nome del suo primo firmatario.



Pagamento riscatto, ma è vero che non ci sono stati più sequestri?

«Per quanto mi riguarda in Italia non bisognerebbe pagare più nessun riscatto. Come negli anni ’80 quando si fece la legge per non pagare più riscatti, poi non ci fu più nessun sequestro», ha detto Matteo Salvini ostentando sicurezza nello scandire per bene le sue parole. Ma è davvero così? La realtà è ben diversa. Dire che i rapimenti, da quel giorno, non ci sono più stati è fare cattiva informazione. Riavvolgendo il nastro della pagine di cronaca, infatti, ricordiamo il sequestro Soffiantini del 1997, ma anche quello di Silvia Melis nello stesso anno.

I casi Soffiantini, Melis e del piccolo Tommy

Entrambi erano rapimenti a scopo estorsivo. Stessa sorte sarebbe stata per il piccolo Tommy, Tommaso Onofri, rapito nel 2006 ma ucciso durante il trasferimento nel luogo che doveva ‘ospitarlo’ durante le contrattazioni per il pagamento riscatto con la famiglia. Fu una vera e propria tragedia che, tra le altre cose, è stata ricordata sul palco leghista di Bibbiano dello scorso 23 gennaio, evento di chiusura della campagna elettorale del Carroccio in Emilia-Romagna.

(foto di copertina: da Agorà, Rai 3)