Il nuovo «Padre Nostro» non ci indurrà più in tentazione
15/11/2018 di Enzo Boldi
Dopo che per anni è stato chiesto al Padre Nostro di non indurci in tentazione, la Cei ha deciso di cambiare quella parte del testo della preghiera con una traduzione più fedele all’originale. Una scelta fatta anche per l’incipit del Gloria che non chiederà più a Dio la «pace in terra agli uomini di buona volontà», ma solo a quelli «amati dal Signore». Il nuovo testo delle devozioni è contenuto nel nuovo messale scelto e redatto dalla Conferenza episcopale italiana.
Partiamo dal Padre Nostro. Il vecchio testo della preghiera letta e recitata nelle chiese di tutto il mondo si concludeva con «e non indurci in tentazione, ma liberaci dal male». Ma come può Dio indurci in tentazione? E proprio attorno a questo teorema che si è mossa la Cei affinché si provvedesse alla modifica ufficiale. Nel nuovo messale, infatti, si cambia completamente registro chiedendo di «non abbandonarci alla tentazione».
Il Padre Nostro non può indurci in tentazione
La modifica di quel versetto era stata incoraggiata dallo stesso Papa Francesco, che aveva richiesto una modifica perché Dio – per sua natura – non può indurre un uomo in tentazione. In linea con questa ventata di cambiamento nella Chiesa cattolica, almeno per quel che riguarda i testi delle preghiere, c’è anche il cambiamento del Gloria, con la pace in terra che non sarà più rivolta a tutti gli «uomini di buona volontà», ma solo a quelli «amati dal Signore».
Arriva il Servizio nazionale di tutela anti pedofilia
Oltre al cambio di alcuni versi di queste due preghiere – capisaldi della religione cattolica – la Conferenza episcopale italiana ha anche deciso di avviare il Servizio nazionale per la tutela dei minori e le persone vulnerabili, uno strumento di lotta alla pedofilia che vedrà il coinvolgimento di esperti e di laici per combattere questo male oscuro che attanaglia la Chiesa.
(foto di copertina: ANSA/VATICAN MEDIA)