Il padre della fidanzata di Conte rischia di andare a processo per peculato

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Gianluca Violante, imprenditore romano e amministratore di due alberghi della Capitale, l’hotel Majestic in Via Veneto e l’hotel Albani in Via Adda, ha visto concludersi con una sentenza completamente liberatoria il procedimento penale che lo aveva coinvolto con la contestazione di omesso versamento del contributo di soggiorno. Il Giudice dell’Udienza Preliminare presso il Tribunale di Roma, all’esito di giudizio abbreviato, ha assolto Gianluca Violante da ogni accusa, riconoscendo nella motivazione della decisione depositata l’8 settembre 2020, divenuta irrevocabile, che era stato integralmente versato l’ammontare dei contributi, come del resto era stato ritenuto anche dalla Corte dei Conti, e che non c’era mai stato alcun disegno di incassare illecitamente alcunché. La sentenza del GUP del Tribunale di Roma ha
evidenziato che i contributi dovuti risultavano regolarmente contabilizzati in tutte le scritture degli alberghi e che Gianluca Violante, ben prima dell’inizio di qualunque vicenda giudiziaria a suo carico, aveva spontaneamente richiesto al Comune di Roma di poterne rateizzare gli importi da riversare all’ente locale. A seguito della sentenza, l’Autorità Giudiziaria ha provveduto altresì alla restituzione di somme sottoposte sotto sequestro nella fase iniziale delle indagini.

Cesare Paladino, manager e imprenditore e padre della fidanzata di Giuseppe Conte, rischia di andare a processo. L’accusa è di peculato: non avrebbe versato le tasse di soggiorno pagate dai clienti del Grand Hotel Plaza, gestito dalla società di cui Paladino è amministratore unico.

Il padre della fidanzata di Conte rischia di andare a processo per peculato

Il pubblico ministero Alberto Pioletti ha chiesto il rinvio a giudizio per Cesare Paladino, 77 anni, con l’accusa di peculato. Il manager, amministratore unico della società Unione Esercizi Alberghieri di Lusso s.r.l., che gestisce anche il «Grand Hotel Plaza» non avrebbe versato alle casse del Campidoglio le tasse di soggiorno pagate dai clienti dell’albergo, per 5 anni consecutivi dal 2014 al 2018. Una violazione della delibera risalente al luglio 2010, che obbliga ogni albergatore a versare al Comune la somma pagata dai clienti per il contributo di soggiorno entro il sedicesimo giorno della fine di ciascun trimestre.  Secondo quanto stabilito dal pubblico ministero, Paladino non avrebbe rispettato l’obbligo, trattenendo una somma totale che ammonta a 2 milioni e 47 mila 677 euro e che è stata sequestrata a giugno dal gip su richiesta del pm.

Sotto la lente della procura non c’è solo Paladino: nell’inchiesta figurerebbero circa 40 proprietari e gestori di strutture alberghiere della Capitale che non avrebbero versato il contributo di soggiorno. Tra i nomi anche quello di Gianluca Violante, titolare dell’albergo Majestic in via Veneto, e Marco Visocchi, gestore dell’hotel The Duke di via Archimede,  a cui sono stati sequestrati rispettivamente  412mila euro e 640 mila euro.

(Credits immagine di copertina: Facebook Grand Hotel Plaza Roma)

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