Il padre di Carola Rackete: «Ho fiducia nell’Italia»

Il padre di Carola Rackete è stato trascinato nel circo mediatico, nel bene e nel male. Si è detto che era un trafficante di armi, che ha cresciuto la figlia nella bambagia e nella ricchezza. In realtà Ekkeahrt è semplicemente un padre preoccupato per la sorte della figlia, ma al Corriere della Sera dice di avere «fiducia nell’Italia».

Il padre di Carola Rackete: «Ho fiducia nell’Italia»

La famiglia della capitana della Sea Watch III non correrà a Lampedusa. «Saprà cavarsela da sola» dice al Corriere della Sera il padre di Carola Rackete, convinto che la figlia, «forte» e «coraggiosa» alla fine la spunterà. È stata proprio lei, racconta, a telefonargli per dirgli di stare tranquillo «che è tutto a posto». Certo, ora dovrà affrontare le accuse che pendono su di lei, ma alla fine «l’Italia è una democrazia per cui ho piena fiducia nelle vostre autorità» spiega il padre Ekkehart. A renderlo fiducioso è anche il fatto che l’Italia abbia raccolto il denaro per sostenere la difesa della capitana in aula, «questo rivela anche il carattere del popolo italiano». Spera e crede che tutto si risolverà per il meglio, ma non nega che farà «il diavolo a quattro per dissuaderla a partire di nuovo con la Sea Watch» ma ammette anche di sapere che sarà inutile. Descrive la figlia come una donna nient’affatto impulsiva, ma preparata, decisa e convinta delle sue posizioni. Sapeva a cosa stava andando incontro e lo ha fatto a testa alta, consapevole dei rischi ma anche della responsabilità del suo ruolo di Capitano. Il padre dice di non sentirsi nella posizione di giudicare le azioni della figlia perché «non ero lì» ma sa che Carola ha riflettuto a lungo su come comportarsi  e che alla fine abbia fatto «la scelta più giusta».

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