Da oggi, su Facebook, si può fare ricorso anche se il social non rimuove un contenuto segnalato

È una estensione dei poteri dell'Oversight Board del social network

13/04/2021 di Gianmichele Laino

La Corte d’Appello di Facebook estende i suoi poteri. Perché ci sono molti modi per non essere d’accordo con quello che decide la piattaforma e, con questo nuovo sistema di ricorsi, il social network di Mark Zuckerberg punta a esaminare tutte le fattispecie dei casi di dubbio utilizzo del mezzo di comunicazione. Non solo in forma passiva, ma anche in forma attiva. Facebook ha comunicato oggi che il suo Oversight Board – quello che potremmo definire una sorta di Corte d’Appello per le decisioni dei social network sui contenuti pubblicati – potrà avere competenze non soltanto su ricorsi di post che sono stati effettivamente rimossi, ma anche su quelli che, in seguito a una segnalazione, sono comunque rimasti sulla piattaforma.

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Oversight Board di Facebook e le decisioni anche sui post segnalati e non rimossi

Facciamo un esempio. Un utente incontra, nella sua timeline, un post che ritiene violento. La segnalazione a Facebook è piuttosto immediata e intuitiva, attraverso i canali messi a disposizione dalla piattaforma. Facebook decide di rimuovere il contenuto: allora l’utente che lo ha postato può fare ricorso all’Oversight Board, che riesamina, pertanto, la decisione, comportandosi di conseguenza. Questo era possibile già dal 2020. L’innovazione introdotta oggi, invece, riguarda quei post segnalati che Facebook decide, invece, di non rimuovere: il ricorso all’Oversight Board, dunque, rappresenta una doppia tutela per chi ha segnalato il contenuto che può addurre ulteriori motivazioni per rafforzare la sua segnalazione e, quindi, avere una chance in più per rendere Facebook un posto leggermente migliore. I contenuti soggetti a possibili segnalazioni restano quelli tradizionali: post, video, foto, commenti, condivisioni e status.

Facebook ha comunicato la sua decisione attraverso un post sul suo blog ufficiale che, ormai, è diventato una sorta di Bibbia per ciò che è consentito e ciò che non è consentito sulla piattaforma. Presentare un “ricorso in appello” all’Oversight Board per un post che Facebook decide di non rimuovere sarà possibile attraverso un iter semplificato: il social network, infatti, invierà un ID di riferimento del consiglio di sorveglianza nella sua casella di posta. Tramite questo identificativo potrà seguire i vari passaggi per presentare il suo ricorso.

Potenzialmente, il lavoro dell’Oversight Board aumenta a dismisura. I post non rimossi, infatti, possono essere soggetti a una molteplicità di ricorsi (non soltanto, com’era in precedenza, da quello dell’autore del post) che possono prendere in considerazione anche aspetti diversi della segnalazione: qualcuno potrebbe fare ricorso per la violenza del contenuto, qualcun altro per la violazione delle privacy policy, altri ancora per le motivazioni previste dal social network. Inoltre Facebook ha valutato la possibilità di lasciare “aperta” la possibilità di fare ricorso anche quando un primo ricorso all’Oversight Board fosse stato già presentato.

La metodologia che Facebook seguirà per questi ricorsi

Da questo punto di vista, Facebook ha deciso che più persone potranno fare ricorso per diversi motivi, anche quando il processo di revisione sia già in corso. Nessuno sconto, dunque, per chi dovrà lavorare all’Oversight Board. L’unica condizione per portare avanti questa metodologia in maniera ordinata consiste nel fatto che tutte le segnalazioni su un unico contenuto che Facebook ha deciso di non rimuovere verranno inserite nel medesimo fascicolo e potranno continuare a essere presentate fino a quando l’Oversight Board non emetterà il proprio verdetto sul caso.

Facebook prova anche a non dimenticare l’autore originale del contenuto. Nel caso in cui un post che Facebook aveva deciso di non rimuovere diventerà oggetto di un ricorso, l’autore verrà informato del giudizio pendente presso l’Oversight Board e potrà inviare una dichiarazione scritta in sua difesa.

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