Salvini denuncia i deputati saliti sulla Sea Watch. Orfini: «Fallo pure, io non chiederò l’immunità»
27/09/2019 di Enzo Boldi
Nel corso di uno dei suoi tanti comizi elettorali in Umbria in vista delle Regionali – precisamente a Passignano sul Trasimeno – Matteo Salvini ha ripreso un articolo de Il Giornale che giovedì 26 settembre parlava (usando molti condizionale) della presenza dei tre torturatori dei campi libici a bordo della nave Sea Watch 3 capitanata da Carola Rackete. Sono ancora in corso le indagini, per questo non v’è certezza, ma il leader della Lega – come fa spesso in questo caso – si fida ciecamente delle notizie che fanno comodo a lui e al suo elettorato e le dà in pasto ai suoi fan. E, proprio in base a quell’articolo, ha detto di esser pronto a denunciare tutti i politici saliti a bordo della nave Ong tra cui Matteo Orfini.
«Chiediamo spiegazioni al premier, alla Farnesina, al Guardasigilli e al Viminale. Siamo pronti a denunciare Rackete e i parlamentari che hanno voluto a tutti i costi lo sbarco. Chiedano scusa all’Italia», aveva tuonato Salvini, dimenticando di esser lui a capo del Viminale al momento dello sbarco “forzato” della Sea Watch. Minacce di denuncia che vengono raccolte da Matteo Orfini che ha voluto replicare al leader del Carroccio ricordando i suoi trascorsi di denunce cancellate grazie al Parlamento.
Orfini ricorda a Salvini la ‘sua’ immunità
«Scrive Salvini che è pronto a denunciarmi perché sono stato sulla Sea Watch. Caro Matteo, ti prego, fallo davvero. Ti assicuro che non mi farò salvare dall’immunità come hai fatto tu – ha scritto Matteo Orfini sul suo profilo Facebook replicando al leader della Lega -. Perché, a differenza tua, non ho nulla da temere».
Il riferimento al caso Diciotti
La denuncia che Matteo Salvini vorrebbe presentare, infatti, non ha né capo né coda, ma si tratta di una mera speculazione politica di chi continua a giocare con le parole per far abboccare all’amo i suoi elettori. Tentare di convincere la gente di una connivenza tra torturatori e politici per via della loro presunta presenza su una barca di salvataggio è una facile strategia politica, ma completamente vuota. Anche perché, è necessario ricordarlo, era lui il ministro dell’Interno al momento dello sbarco che è avvenuto sì in modo a tratti sconsiderato, ma che poi ha portato a riconoscimenti delle varie persone a bordo.
(foto di copertina: ANSA/LUCA ZENNARO + ANSA/TELENEWS)