Omicidio Scazzi, l’intercettazione che incastra Cosima Misseri

27/05/2011 di Redazione

La signora voleva convincere il marito Michele ad autoaccusarsi dell’uccisione di Sarah

Tra le prove addotte dalla Procura della Repubblica di Taranto ed accolte dal gip del Tribunale della città jonica, Martino Rosati, che accusano Cosima Serrano, arrestata ieri sera, e aggravano la posizione della figlia Sabrina Misseri, già detenuta da metà ottobre, ci sono la relazione dei carabinieri del Ros di Lecce sui tabulati telefonici ma anche alcune intercettazioni ambientali rilevate durante i colloqui in carcere della stessa Cosima con il marito Michele Misseri.

CONVINCERE MICHELE – In essi emergerebbe il tentativo della donna di condizionare l’uomo per indurlo ad accusarsi dell’omicidio. L’ultima intercettazione risale al 16 maggio scorso, il giorno prima della sentenza della Corte di Cassazione. Quanto ai tabulati telefonici, l’esame del tipo di segnale di telefonia mobile utilizzato nella villetta dei Misseri dimostrerebbe che Cosima ha effettuato una chiamata alle 15,25 cioè un’ora e mezzo dopo il delitto mentre il suo cellulare si trovava nel garage della casa e non sopra, in casa. La donna ha sempre detto che quel giorno non si era mai recata nel garage.

LA BUGIA – I coniugi Misseri – lo si evince da un’intercettazione ambientale in carcere del 7 marzo scorso durante un colloquio tra Cosima e il marito – avrebbero poi mentito agli inquirenti quando dissero che la porta che da casa conduceva al garage era chiusa da anni e bloccata da masserizie. “No, da allora non va nes… – diceva Michele, viene riportato dal gip Rosati nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Cosima e Sabrina – non mi sono ferito mai io… a meno che se non ti sei fatta tu quando sei passata…quando hai aperto la porta ti sei fatta male…”. E Cosima replicava: “…che la porta basta che la spingi che con lo zinnu (contenitore per olio, ndr) sta mantenuta per chiudere”.

IL PARERE DEL GIP – Per il gip quei riferimenti non stanno a significare, come ipotizzato dalla Procura, che attraverso quella porta sia stato fatto passare il cadavere di Sarah per portarlo in garage, perché riferimenti “troppo generici. Tuttavia – aggiunge il giudice – tale scambio di battute (che i due colloquianti hanno intrattenuto nella convinzione di essere intercettati) dà conferma di un dato: ovvero che quella porta poteva agevolmente essere aperta, ed altresì che, di recente, comunque Cosima l’aveva attraversata”. Due rilievi però, conclude in proposito il giudice, sono incontestabili: il primo è che “i coniugi Misseri, affermando che detta porta non poteva essere aperta e che, pertanto, rimaneva sempre chiusa, hanno mentito”; il secondo è che “la predisposizione di una serie di ostacoli davanti a quella porta, rilevata dai carabinieri all’atto dell’ispezione, era strumentale a creare l’apparenza di un varco inaccessibile”.

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