Possiamo ancora dire di aver pubblicato un tweet o di aver retwittato?

Ha senso farsi queste domande dal momento in cui, secondo Musk, su X i tweet dovrebbero diventare gli X

25/07/2023 di Ilaria Roncone

Cambia tutto, anche il linguaggio. Su Twitter si twitta, si retwitta, si condividono tweet; si fanno live twitting (twittare in contemporanea con un evento televisivo, per esempio) e si assiste a fenomeni di Twitter bombing (ovvero la pubblicazione contemporanea di moltissimi tweet con gli stessi hashtag o le stesse menzioni in breve tempo con obiettivi precisi); ancora, si sfruttano strumenti messi a disposizione dalla piattaforma che prendono nomi come TweetDeck (strumento di programmazione dei contenuti) o Twitter Spaces (strumento per conversare live e via audio sul social). O almeno, tutto questo si faceva fino a che non si è iniziato a parlare di Twitter X.

Con il cambiamento del nome di Twitter in X occorre fare una riflessione sul linguaggio che – praticamente da quando esiste – ha accompagnato gli utenti della piattaforma che parlavano di quello che si pubblica su Twitter e di quello che si fa su Twitter con termine che derivano o che contengono quello che era il nome della piattaforma e che ora dovrebbero cambiare.

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Il nuovo linguaggio su Twitter X: parole e vocaboli nuovi?

«Presto daremo l’addio al marchio Twitter e, gradualmente, a tutti gli uccelli», ha affermato Musk su Twitter cogliendo tutti di sorpresa per poi pubblicare il nuovo logo e il nuovo nome di Twitter (X, appunto) sulla facciata della sede centrale della sua azienda. Da quel momento sono partite tutta una serie di discussioni sulle intenzioni che ci sarebbero dietro, certo, ma anche su quello che di più pratico ha a che vedere con la realtà del social.

Come è cambiato il logo e perché? E in che modo dovremmo (se dovessimo farlo) cambiare il nostro linguaggio per stare su X e parlare di quello che su X facciamo? Alcuni l’hanno chiesto direttamente a Elon Musk che, ovviamente, ha detto la sua dando per scontato che tutti – ora che il nome è cambiato – si adatteranno a un nuovo linguaggio da lui coniato.

Ecco che allora i tweet non dovrebbero più essere tweet ma “x’s” (la traduzione in italiano sarebbe “x”). Si suppone, quindi, che lentamente possa nascere un nuovo linguaggio che si sviluppa – così come ha fatto quello di Twitter – a partire dal recentemente ribattezzato nome della piattaforma.

Vale però la pena puntualizzare che un conto è quello che stabilisce Elon Musk rispondendo alle domande di chi, giustamente, si sta chiedendo se il linguaggio che utilizziamo debba cambiare; un conto sarà sradicare dalla mente dei milioni di persone che hanno sempre utilizzato questa terminologia ogni singola parola per trovare l’equivalente basandosi su X. Potrà mai accadere? Servirà tempo per capire se sì e secondo quali modalità.

Uno degli ultimi tweet in merito alla questione: «Twitter è stato acquisito da X Corp sia per garantire la libertà di parola sia come accelerante per X, l’app tutto. Questa non è semplicemente un’azienda che si rinomina, ma fa la stessa cosa. Il nome di Twitter aveva senso quando c’erano solo messaggi di 140 caratteri che andavano avanti e indietro, come il tweet degli uccelli, ma ora puoi pubblicare quasi tutto, comprese diverse ore di video. Nei mesi a venire, aggiungeremo comunicazioni complete e la capacità di gestire il tuo intero mondo finanziario. Il nome Twitter non ha senso in quel contesto, quindi dobbiamo dire addio all’uccello».

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