Non è Sanremo, Diodato vince e riscatta il ruolo della stampa

Il Festival di Sanremo 2020 si è concluso con un record storico, quello del 60,6 % di share che incorona Amadeus e soprattutto Fiorello, che da oggi nessuno si vergognerà più di definire il più grande showman della nostra storia. Questo però è anche il festival delle polemiche dell’ultima sera, quando Sky in barba all’embargo commette un errore umano importante dando il vincitore con 43’ di anticipo.

Non è Sanremo, l’analisi del voto e quello che è successo durante la finale

La nota del collega alle 3:15 di notte su un presunto ticker preparato senza aver saputo prima l’informazione non regge per un motivo molto semplice: al mattino i colleghi dei quotidiani avevano implorato Amadeus di dare il vincitore entro massimo 1:30/1:45, suscitando subito grande fermento in sala stampa. Il direttore artistico a quel punto aveva promesso di dare priorità assoluta alla gara, posizionando gli ospiti già invitati subito dopo la chiusura del televoto per farli esibire a discapito di una qualità nel racconto e portare così ai quotidiani il nome entro la deadline richiesta.

Stranamente le postazioni di Sky sono vicine a quelle dei quotidiani, pertanto nessuno ci perdonerà se non crediamo alla favoletta dei tre nomi già preparati. Anche i risultati dei premi della critica ci sono stati consegnati sotto embargo ad inizio serata, pertanto i pezzi erano già pronti per uscire. Il lavoro durante questo festival di Sanremo 2020 è stato inumano, con dirette notturne fino alle 2:30 e attività stampa alle 11 del mattino, pertanto è anche umano che qualcuno che abbia saputo il nome del vincitore in anticipo si fosse portato avanti con il lavoro, l’importante è ammettere gli errori senza prendersi in giro.

Non è Sanremo, la politica è sparita dal Festival

Passando ad un’ulteriore analisi della finale, fermo e restando che Fiorello ha regalato degli sketch indimenticabili e non ha mancato di rimarcare come il governatore Toti fosse l’unico politico che girava per Sanremo, la politica è rimasta fuori dal festival. Forse l’edizione meno politica di tutta, un’edizione dedicata alla libertà delle donne e anche a quella di stampa permetteteci di dirlo. Bello il gesto di dare una serata alle nostre colleghe del tg1, bello anche aver dato valore al voto della stampa. Il sistema di quest’anno con i punti ci ha permesso di essere protagonisti e di dare un’indicazione più importante rispetto alle scorse edizioni. In conferenza stampa Claudio Fasulo ha svelato come per il televoto Diodato fosse ultimo, mentre per la stampa primo. Permetteteci però di dire subito perché non è lo stesso caso di Ultimo. Il cantautore romano era in alto per la stampa ed era stato affossato da una giuria di attori messi lì senza alcun merito e criterio, stavolta decisiva era stata anche l’orchestra e la giuria demoscopica di gente che fruisce della musica. La verità è che dopo una settimana come quella appena passata è stato bello vedere come la competenza di chi scrive musica sia stata decisiva per assegnare un premio, perche questa stampa tanto bistrattata e ricordata solo quando alla gente fa comodo ha fatto sentire la sua voce. Diodato ha vinto perché è una penna brillante, ha vinto perché ad un festival non può essere solo un televoto decisivo ad assegnare un premio. Ci vuole anche capacità di analizzare la competenza di un artista, non che Gabbani non l’abbia avuta. Però se un artista per la prima volta nella storia riesce a mettere d’accordo all’unanimità penne di destra e di sinistra forse non è che sia semplicemente il più bravo? Per tagliare la testa al toro basterebbe introdurre il premio del televoto, ovvero un premio speciale per chi ha raccolto il maggior consenso popolare. Il finale di Sanremo 2020 ci insegna come grazie a Diodato ci sia ancora la possibilità di premiare i più meritevoli, perché questo grande artista si merita davvero di poter cantare e arrivare a tutti con la sua poesia.

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