Rai, le nomine dei direttori di rete sono andate meglio di quelle dei tg
27/11/2018 di Redazione
Si può dire che, alla fine, le nomine dei direttori di rete in Rai sono andate molto meglio di quelle indicate dal governo per la direzione dei telegiornali. Teresa De Santis, in quota Lega, rappresenta pur sempre la novità della prima donna alla guida di Raiuno, il canale ammiraglia della televisione pubblica. Carlo Freccero alla direzione di Raidue rappresenta una sicurezza, per fantasia e competenza. La conferma di Stefano Coletta a Raitre segna una sorta di continuità con passato. Le nomine di Auro Bulbarelli a Raisport e di Antonio Preziosi a Rai Parlamento vanno nella direzione di offrire un riconoscimento atteso a chi ha lavorato con serietà all’interno dell’azienda, da sempre.
Nomine Rai, chi sono i direttori di rete
Sorprende, in modo particolare, la nomina di Bulbarelli a Rai Sport. Il suo è un nome che è emerso nelle ultime ore, mentre gli altri candidati erano noti da tempo. Voce storica del ciclismo (ha sostituito il grande Adriano De Zan), Auro Bulbarelli è il gigante buono dello sport italiano. Con lui, il canale sportivo della televisione pubblica potrà affidarsi all’esperienza di chi, in Rai, praticamente ci è vissuto.
Anche se in quota Lega, il passaggio di Teresa De Santis alla guida di Raiuno (dopo esserne stata vice-direttrice per diverso tempo) è comunque storico. E anche in questo caso, la Rai ha scelto la linea della continuità. Carlo Freccero ben conosce le dinamiche recenti della televisione pubblica: già direttore di Raidue in passato, sotto la sua stella furono tenuti a battesimo volti noti come Sabina, Corrado e Caterina Guzzanti, Serena Dandini, Fabio Fazio, Gad Lerner, Daniele Luttazzi, Michele Santoro e Piero Chiambretti. Una sicurezza, in un mondo che si annuncia sovranista (con la direzione del Tg di rete affidata a Gennaro Sangiuliano, vicino agli ambienti di destra).
In attesa di risolvere l’inghippo della vicepresidenza della Rai (il governo prova ad assicurarsi un altro sovranista che possa rimpiazzare, eventualmente, Marcello Foa), quello di oggi rappresenta comunque un segnale tutto sommato positivo per la televisione pubblica.