News Corp in Australia, dopo Google anche Facebook: come si avvantaggia del nuovo codice media-web

Nuovo balzo della grande concentrazione di media australiana

16/03/2021 di Gianmichele Laino

L’accordo che News Corp ha messo in piedi con Facebook – dopo che, alla vigilia dell’approvazione del News Media Bargaining Code in Australia, ne aveva stretto già uno con Google – porta acqua al mulino di coloro che pensano che, in fondo, l’atto “rivoluzionario” con cui il parlamento australiano ha messo nero su bianco che, per pubblicare le news, le grandi piattaforme del web devono trovare un accordo con gli editori, altro non sia che una mossa di corporativismo per favorire la grande concentrazione di media che fa capo a Rupert Murdoch.

LEGGI ANCHE > Microsoft e la sfida a Google per pagare il giornalismo

News Corp chiude un accordo editoriale con Facebook

News Corp, al momento, sembra essere davvero l’unico beneficiario di una lotta che, circa un mese fa, aveva spinto il social network di Mark Zuckerberg a sospendere la condivisione di notizie in Australia: nessuno, tra utenti, testate e anche apparati istituzionali, poteva condividere su Facebook link relativi alle news del giorno. Nelle pieghe di una legge che, successivamente, è stata approvata non senza trovare un compromesso con le grandi compagnie del web, si è saputo muovere con astuzia proprio lo storico magnate dei media Murdoch.

Non si conoscono i termini dell’accordo tra News Corp e Facebook, ma il segnale è evidente: Menlo Park verserà delle royalties al gruppo editoriale per poter pubblicare le notizie di piattaforme di informazione importantissime in Australia come News.com.au, The Daily Telegraph e Sky News. Da questo accordo, tuttavia, potrebbero nascere diverse emanazioni, che andrebbero a coinvolgere anche editori locali. Ovviamente, sempre sotto la sfera protettiva di News Corp. «Rupert e Lachlan Murdoch – ha detto il CEO di News Corp, Robert Thomson – hanno guidato un dibattito globale, mentre altri nel nostro settore sono rimasti in silenzio o subordinati, mentre la disfunzionalità digitale minacciava di trasformare il giornalismo in un ordine di serie B».

Le critiche all’accordo di Murdoch

Intanto, però, il mondo accademico critica la mossa. Secondo i principali esperti dei rapporti tra social network e media australiani, infatti, questo accordo tra News Corp e Facebook (così come quello fatto qualche settimana fa con Google) fa definitivamente calare la maschera sulla natura del provvedimento australiano, presentato come una grande innovazione nei rapporti tra stampa e piattaforme online che, invece, si è trasformata in una crociata dell’informazione conservatrice, che fa capo al gruppo editoriale di Murdoch e che si trova perfettamente in linea con l’attuale orientamento politico del governo australiano. Quella stessa politica australiana che, per intenderci, ha fatto notevoli concessioni ai giganti del web per moderare la portata della legge, soprattutto con la cancellazione (o ridimensionamento, se preferite) dell’arbitrato esterno in caso di mancato accordo tra le piattaforme e l’editore coinvolto. Se questa è la strada, l’intento di rendere maggiormente libera di diffondersi l’informazione indipendente sembra essere definitivamente tramontato.

Share this article