Ecco perché il Netflix down di ieri sera è segno che l’internet di oggi esploderà

Un minuto prima ti stavi godendo la tua bella serie tv su Netflix, l’attimo dopo ti compare la schermata nera con la scritta «Errore del sito – non è stato possibile elaborare la tua richiesta. Vai alla home page di Netflix cliccando sul bottone qui sotto». Un momento di panico, il fastidio per l’interruzione della scena sul più bello, la ricerca sui social network per capire cosa stesse succedendo. The end of the fucking world. Persino il tweet curioso della piattaforma – con tanto di riferimento ironico alla serie tv Stranger Things – ha annunciato l’inconveniente. Poi, dopo un’ora, tutto è tornato come prima: clic su play, pop-corn in microonde, plaid e via, di nuovo nell’universo parallelo delle produzioni cinematografiche.

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Ma la cosa che si è verificata ieri sera, in realtà, è molto più seria di quanto possa sembrare. E ci apre davanti scenari davvero apocalittici. Innanzitutto, partiamo da alcuni indizi. L’errore sulla piattaforma, quello che tutti hanno battezzato Netflix down, non ha avuto una distribuzione omogenea dal punto di vista geografico. Il problema è stato maggiormente avvertito nell’Europa centrale, con epicentro in Germania, Belgio, Olanda, e Gran Bretagna. Ovviamente, anche in Italia, Francia e Spagna si sono verificati inconvenienti e persino nella costa orientale degli Stati Uniti.

Questo indizio è, probabilmente, una spia del problema: Netflix utilizza per trasmettere una o più CDNContent Delivery Network. Proviamo a semplificare: tecnologia globale di distribuzione di contenuti, video, immagini, file in genere.  Quando questi vanno in tilt, il contenuto non viene trasmesso. E niente Suburra, House of Cards, Narcos o Black Mirror. Guarda caso, le aree geografiche in cui si è registrato il Netflix Down coincidono con quelle di geodistribuzione CDN, come si può evincere da questa mappa.

LA MAPPA DEL NETFLIX DOWN DI IERI SERA

Netflix down

NETFLIX DOWN, LA MAPPA CDN DELLA PIATTAFORMA

Netflix down

Probabilmente, l’errore si è verificato per un picco di traffico – proprio nella fascia oraria tipica “home theatre”. Milioni di utenti connessi, nello stesso momento. Un campanello d’allarme non indifferente per una piattaforma che, negli ultimi tempi, sta facendo registrare un aumento esponenziale di accessi. Nell’ultimo anno, Netflix ha messo a registro 8,33 milioni di abbonati in più, di cui 6,36 milioni a livello internazionale e 1,98 milioni in più negli Stati Uniti. Qualche giorno fa, la sua capitalizzazione in borsa ha superato i 100 miliardi di dollari. Numeri da gigante, destinati a crescere sempre di più.

Ma i dati che Netflix fa scorrere in internet non sono di poco conto: si tratta di video di altissima qualità, non di semplici immagini. Anche intuitivamente si può capire che sono dati pesantissimi, che potrebbero ingolfare il sistema, prima o poi. Per darvi un’idea, vi proponiamo una stima. Se tutto il pubblico che fruisce di contenuti video quotidianamente si riversasse su internet, le più performanti CDN del pianeta potrebbero gestire soltanto un 5-6% del traffico globale.

Ciò significa che, con i dati sul web che aumentano sempre di più e con la contemporanea crescita degli utenti, potrebbe – in un futuro nemmeno tanto remoto – non esserci più connettività sufficiente sulla rete. Le grandi piattaforme (stiamo parlando di Netflix, ma un discorso analogo potrebbe essere fatto per Facebook, Google, Amazon, Disney?) potrebbero essere costrette a seguire la strada del trasferimento dei dati sul satellite. Il futuro chiama, insomma, più rapidamente di quanto possiamo immaginare.

Facciamoci trovare pronti, antenne centralizzate, senza plaid addosso e con la ciotola dei pop-corn vuota.

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