Nel Paese dei morti sul lavoro Di Maio abbassa le tariffe INAIL a carico delle imprese
02/04/2019 di Daniele Tempera
Se non è una gaffe è qualcosa che ci si avvicina molto. Non è certo passato inosservato il tweet del vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio che ha annunciato raggiante di aver abbassato le tariffe INAIL a carico delle imprese. Un calo del 30% che sicuramente può fungere da incentivo, ma che suona stridente in un paese funestato dai morti e dagli infortuni sul lavoro. Dal sito dell’Inail fanno sapere che il taglio degli oneri per le aziende sale a 1,7 miliardi, il problema è “a quale prezzo?”
Buongiorno a tutti, ma soprattutto alle aziende e agli imprenditori italiani. Da oggi entrano in vigore le nuove tariffe INAIL, più basse del 30%. Per la prima volta dare lavoro in Italia costerà meno! Meno grida, più azioni concrete!
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) 2 aprile 2019
È la domanda a cui cercano di rispondere la maggior parte dei commentatori sotto il post del ministro. Ed è la domanda che scaglia sarcasticamente anche Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana
Wow ragazzi!
Davvero una super giornata!
Si tagliano i fondi per la formazione e la prevenzione degli #infortuni sul #lavoro, proprio quello che serve in un paese in cui muoiono mille persone all’anno.
Che rabbia.— nicola fratoianni (@NFratoianni) 2 aprile 2019
La crescita delle morti bianche in Italia
Sì perché in Italia si può risparmiare su tutto e la tassazione sulle imprese e sicuramente considerevole, ma la sicurezza sul lavoro non è esattamente una buona voce di spesa per cominciare a stornare questi costi. Per capire perché basta guardare i freddi numeri. Il numero delle morti bianche nel 2017 era di 1.029 in tutta Italia, una cifra drammatica che è aumentata nell’ultimo anno. Il 2018 ha fatto registrare ben 1.138 decessi suoi luoghi di lavoro nel Belpaese, senza poi contare il numero degli infortuni. Nei primi 10 mesi del 2018 i casi denunciati all’Inail sono stati 534.605, in aumento dello 0,2% rispetto all’analogo periodo del 2017. Ecco perchè l’esultanza di Di Maio, come nota anche l’economista Marta Fana, autrice del saggio “Non è lavoro, è sfruttamento” pare quantomeno fuori luogo.
E al di là di tutte le buone intenzioni di questo mondo, suona curioso che un ministro del Lavoro non sia a conoscenza delle statistiche citate sopra o che prima di promuovere un “taglio” di questo tipo non apporti nessun tipo di rassicurazione. Del resto, dalle gaffe sull’OCSE alle polemiche sulle auto blu non sembra un periodo particolarmente fortunato per l’uomo di punta dell’M5S.