Nazisti d’America: anche negli Usa conducevano esperimenti sui feti?

E quanto si apprende da un “libretto medico” del 1939. Tentativi degni del dottor Mengele fatti su donne incinte afroamericane

Durante la guerra, nei campi di concentramento nazisti, furono effettuati esperimenti medici sui prigionieri. Secondo le autorità mediche del regime hitleriano questi esperimenti furono condotti allo scopo di migliorare la possibilità di sopravvivenza e di guarigione dei soldati tedeschi al fronte ma anche di migliorare la “razza”. I prigionieri, di qualsiasi età e sesso furono considerati non più che comuni cavie animali. Oggi, abbiamo la sicurezza che questo scempio all’umanità non è avvenuto solo per mano del feroce regime nazista, ma anche in altri paesi. A cominciare dai “democraticissimi” Stati Uniti d’America.

NAZI-AMERICAN – E’ da poco stato “ripubblicato” un orribile libretto “medico”, del 1939 intitolato “Atlante preliminare della  prima attività fetale umana “pubblicato dal Dr. Davenport Hooker, un medico e ricercatore presso la Scuola di Medicina dell’Università di Pittsburgh, e condotto sotto gli auspici e della American Philosophical Society. Un libretto scioccante per i contenuti, che però spiega come una certa “scienza” distorta abbia operato a cavallo del secondo conflitto mondiale con metodi di “ricerca” terribili e disumani. Cose da nazisti appunto, ma tutte rigorosamente made in Usa.

L’ORRORE MEDICO E POLITICO – Nel libro ci sono immagini tratte da un film crude, atroci e raccapriccianti (che vi risparmiamo).  Feti martoriati con gli aghi, altri rimossi dalla placenta chirurgicamente, mutilazioni. Esperimenti che ci farebbero orrore se oggi fossero condotti anche su comuni cavie animali da laboratorio. L’uomo, l’essere umano, fin dalle sue prime fasi di vita, infatti, diventò materiale di ricerca. Anche a noi, in passato, è capitato di vedere qualche “manuale” di medicina, sappiamo benissimo che certe immagini “crude” e senza censure fanno parte, come dire, del “gioco”, ma in questo caso siamo davvero all’abominio, al sistematico disprezzo dell’essere umano, cose che davvero non si posso coprire col valore scientifico della “ricerca”, anche perché quei feti venivano tutti da madri afroamericane. Esseri giudicati evidentemente inferiori, utili cavie da laboratorio, appunto. E questo accresce la vergogna per quella “ricerca”, poiché rappresenta plasticamente come pure in quella che già negli anni ’40 si definiva una democrazia “avanzata”, fosse forte il disprezzo verso i “negri”, segregati in gran parte del paese, esclusi ancora in molti Stati dai più elementari diritti civili e qui, come dimostra questo libretto, usati come cavie da laboratorio, magari proprio per migliorare attraversa la “ricerca” (tra un milione di virgolette) le condizioni di vita e della “razza”. Del uomo bianco, ovviamente.

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