La macchina «già inceppata» dei navigator: «Salterà il patto del lavoro»

«La macchina è già inceppata perché mancano i navigator». A parlare è Alessandra Servidori, docente universitaria esperta di welfare che, nell’intervista all’Adnkronos, prevede che il Patto del lavoro salti da un momento all’altro. E nel frattempo, i navigator non vengono formati e non possono contattare le aziende per trovare i posti di lavoro da proporre a chi usufruisce del reddito di cittadinanza, come previsto dal contratto che Giornalettismo ha visionato.

La macchina «già inceppata» dei navigator: «Salterà il patto del lavoro»

Uno dei prezzi della crisi di governo lo stanno pagando i centri dell’impiego che «devono cercare al telefono fra i beneficiari quelli che devono sottoscrivere il Patto per il lavoro», spiega all’Adnkronos Alessandra Servidori, docente universitaria di politiche del welfare e strumenti contrattuali al dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Una firma che dovrebbe essere apposta entro 30 giorni ma non essendoci «navigator né personale a sufficienza nei centri per l’impiego» non è possibile «stare dietro alle domande». «La macchina è già inceppata e la contrattualizzazione dei navigator che sono privi di lavoro, invece, è già in corso» aggiunge sempre all’AdnKronos Servidori, che fa parte anche del consiglio direttivo del del Ceslar-Centro Studi lavori e Riforme ed è stata dal 2008 fino al 2015 è stata consigliera nazionale di parità presso il ministero del Lavoro. «Tutto è bloccato dalla crisi» continua, i navigator sono pochi e ancora da formare, e la crisi di governo non ha fatto altro che drammatizzare una situazione già di per sé estremamente complessa.

A non funzionare è anche il sistema informatico, che non riesce a scambiare i dati «tra il ministero del Lavoro e i database regionali e la ricerca dei beneficiari per ricordargli che devono trovare lavoro». Un dettaglio previsto come basilare per il reddito di cittadinanza, la cui erogazione però è già stata avviata. Mentre sarebbe stato più saggio prima formare i navigator, e poi fare «lo screening sui beneficiari». Prendere tempo ora non è possibile, il problema sono le scadenze: «Ci sono contratti da rinnovare come quello del pubblico impiego scaduto da un anno, nuovi concorsi da svolgere per nuove assunzioni per personale precario – prosegue Servidori – mentre nella pubblica amministrazione quota 100 ha svuotato gli uffici e le corsie di ospedale». Insomma, di carne a fuoco ce n’è già tanta.

Cosa prevede il contratto dei navigator

I beneficiari del reddito di cittadinanza ci sono, ma i navigator no. Eppure, nel contratto che dovrebbero firmare e che Giornalettismo ha visionato, è prevista «attività di assistenza tecnica alle Regioni per rafforzare il ruolo di regia dei Centri per l’impiego nell’attuazione del Reddito di Cittadinanza». Attività che si traducono in affiancamento e supporto «agli operatori dei Centri per l’impiego nelle diverse fasi previste dal Reddito di cittadinanza» e per gestire « il raccordo con: il sistema delle imprese, le strutture di istruzione e formazione per il Patto di formazione, i Comuni per il Patto di inclusione e ogni ulteriore attore del mercato del lavoro a livello locale e regionale». Inoltre, il navigator deve contattare o incontrare «almeno 150 imprese». 

Attività che «saranno svolte anche tramite l’accesso ai sistemi informativi nazionali e regionali dedicati all’attuazione delle politiche per il Reddito di Cittadinanza» che a questo punto pare non funzionino.

Ciascun navigator infatti è obbligato, tra le varie mansioni, per contratto, ad accogliere almeno 150 beneficiari «presi in carico in affiancamento agli operatori dei CPI o in attività diretta» predisponendo per ognuno «un piano personalizzato relativo al patto per il lavoro». Oltre alla gestione dei rapporti con le imprese, il navigator deve affiancare ogni beneficiario non sono per via telematica, ma anche attraverso incontri personalizzati o di gruppo. Non solo: ogni navigator, firmando il contratto, si assume l’obbiettivo di sottoscrivere «almeno un contatto ogni quindici giorni e un incontro ogni tre mesi per ogni beneficiario preso in carico, per la verifica della realizzazione delle azioni previste dal piano personalizzato, realizzato in affiancamento agli operatori dei CPI o in attività diretta».

L’incarico, si legge ancora nel contratto, «decorre dal 30 luglio 2019 e termina il 30 aprile 2021, senza possibilità di tacito rinnovo». Ma a ferragosto la situazione è ancora bloccata.

(credits immagine di copertina: ANSA/CESARE ABBATE)

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