Il National Geographic si è scusato per essersi comportato da razzista per anni
13/03/2018 di Gianmichele Laino
Il mea culpa che non ti aspetti. Il National Geographic si è scusato per aver trattato l’argomento della questione razziale con un atteggiamento razzista. Lo ha fatto attraverso una nota dell’editor in chief Susan Goldberg, che ha voluto presentare in questo modo il numero di aprile di una delle riviste più prestigiose a livello mondiale dedicato proprio alle differenze tra bianchi e neri.
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NATIONAL GEOGRAPHIC RAZZISTA, COSA È SUCCESSO
«Per superare il nostro passato dobbiamo ammettere che per anni ci siamo comportati in maniera razzista nel nostro giornale – ha detto Susan Goldberg -. Non abbiamo fatto abbastanza per portare i nostri lettori oltre gli stereotipi della cultura bianca americana». Il riferimento è agli articoli – centinaia nel corso di una storia davvero lunghissima e carica di tradizione – che il National Geographic ha preparato, ad esempio, sulle popolazioni native. Per non parlare dei reportage nei quali si approfondiva la differenza razziale nelle società occidentali.
NATIONAL GEOGRAPHIC RAZZISTA, LA COPERTINA DI APRILE
Tanti piccoli dettagli che hanno portato la society del National Geographic a chiedere aiuto a una équipe di africanisti per capire dove migliorare. Ci proverà già a partire dal prossimo numero di aprile, che ha in copertina la fotografia di due sorelle (una bianca e una nera) e che si intitolerà, appunto, «Black and White – Come queste due sorelle ci devono far ripensare a tutto quello che credevamo a proposito della razza». E che tratterà un argomento che a molti è ancora sconosciuto o ostile: negli Stati Uniti, tra qualche anno, meno della metà dei bambini sarà bianco.
Our April issue is devoted to exploring race—how it defines, separates and unites us. Read the story behind the cover: https://t.co/PPTVg3UpM8 pic.twitter.com/5kunxfDrHt
— National Geographic (@NatGeo) 12 marzo 2018
«Speriamo che i nostri lettori possano apprezzare il nuovo numero e il nuovo modo di affrontare la questione della razza» si è augurata Susan Goldberg.